lunedì 16 dicembre 2013

Intervista a Fabio Sanvitale: "La Procura di Napoli ha trovato un DNA"





Gentili lettori, l'intervista che segue mi è stata gentilmente rilasciata dal giornalista investigativo e scrittore Fabio Sanvitale. Sanvitale è un esperto di casi storici della cronaca nera italiana ed internazionale; ha scritto per "Il Tempo", "Il Messaggero", "Detective" e ha collaborato con Rai Educational. Studioso di Criminologia ha recentemente pubblicato due libri di successo, "Un mostro chiamato Girolimoni" (edito nel 2011) e "Morte a via Veneto" (edito nel 2012), mentre è appena uscito “Omicidio a Piazza Bologna”, tutti firmati assieme ad Armando Palmegiani, e ha raccolto tutte le notizie inerenti la sua attività nel sito Internet www.fabiosanvitale.com.


Ho deciso di interpellarlo perchè, in qualità di vice-capo redattore del portale di giornalismo e d'inchiesta "Cronaca-Nera.it", Fabio Sanvitale ha firmato (per lo stesso portale) un paio di articoli, pubblicati il 31 ottobre ed il 20 novembre di quest'anno, dedicati al caso della Strage di via Caravaggio. Argomento del mio blog.


 
-Buona sera Fabio. La ringrazio di aver accettato il mio invito a rilasciare questa intervista.
Grazie a lei per l’invito. E’ un piacere parlare di questo caso in un blog come il suo.
-Grazie. Fabio, come ricordavo poc'anzi, lei ha recentemente firmato un paio di articoli dedicati al caso della Strage di via Caravaggio. Vogliamo ricostruire, per i lettori, quello che è accaduto negli ultimi due anni e cioè da quando la Procura della Repubblica di Napoli (nella persona specifica del Procuratore aggiunto Dott. Giovanni Melillo) ha preso in considerazione la proposta di riaprire il fascicolo d'indagine su questo caso?
E’ accaduto questo. Due professionisti, Imma Giuliani (criminologa) e Fabrizio Mignacca (psicologo e psicoterapeuta) hanno chiesto alla Procura di Napoli di riaprire le indagini, sulla base del fatto che con le nuove tecnologie sarebbe probabilmente stato possibile scoprire qualcosa di nuovo, far parlare la scena del crimine in un modo nuovo rispetto al 1975. Va detto che né Giuliani né Mignacca rappresentano le eredi Santangelo: si tratta davvero di una iniziativa personale volta ad accertare la verità. La Procura si è convinta e si è messa all’opera.
-Nei suoi articoli ci informa che alcuni reperti della scena del crimine sono stati acquisiti dall'archivio "Corpi di reato" del Tribunale di Napoli per essere indirizzati ad analisi di laboratorio condotte dalla Scientifica. Vogliamo ricordare quali sono i reperti in questione, per l'esattezza?
Certo. Si tratta di un asciugamano, di alcuni mozziconi di sigarette e di un bicchiere. L’asciugamano era macchiato di sangue e bisognava stabilire di chi. I mozziconi hanno sempre rappresentato un rebus, visto che non furono attribuiti alle vittime (che comunque non li avrebbero gettati per terra, dentro casa loro…). Il bicchiere è quello in cui o l’assassino o Domenico Santangelo bevvero del liquore fino ad un attimo prima della strage.
-Sono stati acquisiti questi perchè restano gli unici reperti a disposizione dopo circa 40 anni oppure perchè sono gli unici che si sono conservati in buono stato e che presentano tracce ritenute più "ricche" d'informazioni biologiche per la Scientifica?
Io credo perchè sono quelli che potevano presentare tracce più significative per l’indagine. Non so esattamente quali reperti siano stati conservati e quali no, di quelli di allora: ma presumo che li abbiano conservati tutti, essendo il caso ancora aperto. Ma una cosa è certa: del sangue nell’impronta (per fare l’esempio più eclatante) abbiamo solo la foto,  del sangue nell’asciugamano abbiamo tutto, invece. 
-E' la Scientifica della Polizia di Stato o quella dell'Arma dei Carabinieri ad essersi occupata di queste analisi di laboratorio? Da quanto tempo gli esami  sono terminati?
Se ne è occupata la Polizia e il bello è che gli esami sono terminati ormai dalla scorsa primavera.
-Nel suo articolo ci parla dei  mozziconi di sigaretta trovati in via Caravaggio dopo la scoperta del triplice delitto, chiamandoli "strani". Perchè li ha definiti "strani" quei mozziconi?
Per lo stesso motivo per cui li definisce così il dott. Argenio, il commissario che entrò per primo nell’appartamento, dopo che i vigili del fuoco ebbero scoperto la mattanza. Definirli mozziconi è dire troppo: erano sigarette bruciate poco oltre la metà, e quindi gettate per terra. Sappiamo che in casa Santangelo i mozziconi stavano debitamente nei posacenere. Quindi queste altre mezze sigarette le aveva lasciate l’assassino. Ma le aveva lasciate o le aveva messe apposta? Sono d’accordo con Argenio, si trattò di una messinscena alla buona, per confondere le tracce. Altrimenti sarebbero stati fumati fino in fondo, come gli altri.
-Nel suo articolo ci parla di un asciugamano macchiato di sangue. Un dato inedito fino ad oggi: può dirci in quale stanza dell'appartamento fu trovato questo asciugamano e se è giusto supporre che l'assassino lo impiegò per tamponare una propria eventuale ferita?
E’ andata proprio così. Come spesso capita, l’assassino si è ferito mentre uccideva. E quindi ha usato l’asciugamano, compiuta la strage, per tamponare la propria ferita. Forse lo ha usato anche per pulirsi del sangue delle vittime.  Tracce mute nel 1975, ma che nel 2013 hanno raccontato tutta un’altra storia. Credo, ma non sono sicuro, che l’asciugamano sia stato trovato in bagno.
-Il bicchiere trovato sulla scrivania di Domenico Santangelo, nello studio, fu adoperato dalla vittima o dall'assassino secondo i nuovi inquirenti?
Non so cosa ne pensino gli inquirenti. Io dico dall’assassino. Per quanto fosse tardi, i Santangelo stavano cenando e forse anche preparando i panini per il giorno dopo, quando sarebbero partiti per fare il ponte dei Morti. Se guardiamo bene cosa c’era sul tavolo della cucina non si può non pensarlo. Quindi è improbabile che Domenico Santangelo si sarebbe messo a bere whisky con l’ospite, visto che stava ancora cenando. Ne deduco che sia stato l’assassino a bere.
-Che lei sa, Fabio, la Scientifica ha esaminato con tecniche moderne le impronte di tacco trovate "stampate" in pozze di sangue, larghe 7 centimetri e all'epoca attribuite (sulla base di questo parametro) ad un numero di scarpa 41-42?
No, che io sappia non lo hanno fatto. Immagino, ma è una mia supposizione, perché di quelle importantissime impronte oggi ci restano solo delle foto. E non so se sulla base di fotografie se ne possa trarre qualcosa di nuovo.
-A quali risultati sono giunte le analisi di laboratorio sui reperti che abbiamo citato?
Ad estrarre un Dna valido dal sangue trovato sull’asciugamano, un dna nuovo.
-Il DNA acquisito è stato comparato con i profili delle tre vittime della strage? Ha escluso o meno le tre vittime?
Non so se ci sia o meno il DNA delle vittime su quel reperto.
-Possiamo affermare che la Scientifica ha scoperto un DNA e quindi un profilo completo di una persona? Possiamo affermare che la Procura della Repubblica di Napoli conosce l'identità genetica di una persona?
Esatto. Da alcuni mesi la Procura di Napoli sa nome e cognome dell’assassino.
-Questo DNA è stato comparato con i profili genetici di tutti coloro che entrarono all'epoca in questa vicenda come sospettati e/o accusati? Che risultati hanno prodotto queste comparazioni?
Ovviamente sì, questa comparazione è stata fatta, per tutti i nomi che entrarono nell’inchiesta.  I risultati non si sanno ed è quello che tutti vorremmo sapere.
-Arrivata a questo punto come mai allora (secondo lei, Fabio) la Procura della Repubblica di Napoli ancora non ha pubblicamente divulgato la notizia su ciò che ha scoperto?
Probabilmente perché ha dovuto porre in essere tutta una serie di accertamenti su questa vicenda. Almeno all’inizio. Ma ora sono passati molti mesi. Cosa aspettano a dire la verità, allora?
-Ci sono altri accertamenti investigativi in corso che lei sa, Fabio?
In questo momento tutto tace, è difficile dirlo. In Procura le bocche sono cucite. Molto cucite.
-Lei è fiducioso? Come pensa che finirà questa storia terribile che attende giustizia per tre vittime e un cagnolino da ormai 40 anni?
Più che fiducioso, sono perplesso. Il tempo passa e tre morti attendono giustizia. E' davvero paradossale quello che sta succedendo. Forse via Caravaggio non va più di moda, dopo tanti anni. Ma i morti ci sono e restano. E quei morti attendono giustizia. Non importa quanti anni sono passati.
-Grazie.
Grazie a lei.
Daniele Spisso

                                                                       
(In foto: il giornalista investigativo Fabio Sanvitale)