"Il Mattino" e il "Roma" sono due importanti e celebri quotidiani napoletani. Nel novembre 1975 hanno raccontato in maniera molto particolareggiata la tragica e inquietante vicenda della strage di via Caravaggio. Questi sono alcuni dei dati più importanti che ci vengono restituiti dalla memoria storica delle loro pagine su questo caso. Sono utili perchè indicano spunti interessanti, soprattutto in considerazione delle piste alternative che possono spiegare questa strage (specie per quanto riguarda la pista-De Laurentiis).
*L'assassino avrebbe parzialmente spogliato Domenico Santangelo dopo averlo ucciso:
Domenico Santangelo, infatti, fu trovato nella vasca da bagno a torso nudo. Indossava soltanto il pantalone e le scarpe, e portava al polso un orologio. Un particolare molto strano che fa pensare ad un'azione dell'assassino: quella di spogliarlo parzialmente. Difficile infatti immaginare che il Santangelo si muoveva in casa a torso nudo con un ospite presente nella propria abitazione ed è difficile immaginare che, in ogni caso, sarebbe stato il Santangelo a denudarsi parzialmente. Il 30 ottobre 1975 fu una serata particolarmente fredda: è provato dal fatto che Gemma Cenname aveva con se, in cucina, una borsa in gomma per l'acqua calda ed è provato anche dal fatto che quella stessa sera l'appartamento risultò avere il sistema di riscaldamento interno in funzione.
*La scelta della vasca da bagno - differenza di trattamento con Angela:
L'assassino aveva certamente bisogno di prendere tempo ed è per questo motivo che fa ritardare la scoperta della strage, arrivando ad uccidere anche il cane Dick. E sceglie la vasca da bagno perchè si rende conto (come suggeriscono i giornali) che lo scarico del bagno assorbe i liquami della decomposizione. Ma certamente vuole anche "ostacolare i rilievi medico legali" (professor Zangani). Tuttavia, l'omicida riserva ad Angela un trattamento diverso: la avvolge con lenzuola e coperte e la lascia sul letto matrimoniale del padre e della matrigna. Se avesse voluto farlo, avrebbe potuto portarla nel bagno di servizio (i Santangelo infatti avevano due bagni in casa: uno padronale e l'altro di servizio). Non lo fece invece. Ad Angela aveva riservato un trattamento speciale. Il plaid con il quale fu trascinata Gemma Cenname funse quasi da "rudimentale barella" (come scrissero i giornali dell'epoca).
*Era così difficile arrivare al colpevole?:
I giornali napoletani del 1975 forniscono una ricostruzione molto chiara dei Santangelo. Erano persone che non avevano amicizie o frequentazioni nel palazzo di via Caravaggio 78 (Domenico Santangelo e sua figlia Angela vi abitavano da alcuni anni; Gemma Cenname da un anno) e a stento o mai salutavano gli altri condomini; non ricevevano quasi mai nessuno nel loro appartamento (interno 21 - quarto piano), neanche il portiere (che restava sulla soglia della porta d'ingresso quando saliva dai Santangelo a consegnare loro la posta); i condomini li incontravano molto di rado nel palazzo (tanto che alcuni praticamente quasi non li conoscevano) e notarono da parte loro un atteggiamento scostante e un pò antipatico (solo Angela, la ragazza, era più socievole); il loro vicino di balcone (l'ufficiale turco della Nato Ayhan Orzbek, residente in via Caravaggio 78 da giugno di quel corrente anno) non li vide mai affacciati durante l'estate del '75; il portiere li vedeva solo un paio di volte la settimana; non ricevevano molta corrispondenza postale e alcune volte restava in giacenza per giorni in guardiola (tanto che il portiere saliva presso il loro appartamento per consegnarla); i condomini più che altro li notavano quando i Santangelo uscivano per motivi di lavoro (qualcuno li notava generalmente nel tardo pomeriggio, dalle 17 in poi). Il portiere Ugo Putti e l'inquilino Felice Simonetti, ad esempio, notavano di mattina presto Angela: ogni mattina, alle 7, la ragazza scendeva il cagnolino Dick in strada per 5 o 10 minuti, poi citofonava per farlo risalire e si recava al lavoro, prendendo la sua A112 dal garage condominiale di lato al palazzo. Domenico Santangelo era una persona molto paurosa: non apriva mai a chiunque o a persone di cui non si fidava. Quando qualcuno bussava, vedeva allo spioncino di chi si trattava e dopo essersene accertato bene toglieva la catena che bloccava la porta e apriva (faceva così anche quando saliva il portiere, Ugo Putti, a consegnargli la posta). Era un padre che viveva per Angela, sua figlia, specialmente da quando era rimasto vedovo (nel gennaio 1973), aveva solo due amici (Federico Corrado, negoziante, e Francesco Zoccano, appuntato della Polizia stradale) e due parenti che vedeva raramente (un fratello, Gaetano, che viveva a Roma e una sorellastra che viveva a Pescara). Era molto attento alle compagnìe che Angela frequentava e generalmente non faceva ricevere ad Angela gli amici di lei in casa propria. Voleva che Angela tornasse a casa, la sera, alle 21 (massimo 21:30) e quando c'era la ragazza in casa (da sola), vi restava anche lui. Gemma Cenname (ex insegnante; sui propri bigliettini da visita aveva fatto scrivere "insegnante-ostetrica") si dedicava (con turni di 24 ore a frequenza bisettimanale) al suo lavoro di ostetrica (in maniera molto precisa e diligente) e al marito e generalmente frequentava i suoi parenti che vivevano a Camigliano (Caserta). Domenico Santangelo, ex studente di medicina ed ex capitano di lungo corso (nonostante alcuni fatti oscuri del suo passato: l'accumulo un pò misterioso di una discreta fortuna che gli aveva permesso di vivere in maniera benestante, un licenziamento per il sospetto di furto di 28 milioni di lire dalla cassa delle imprese Lauro nel '71, dopo 11 anni di impiego come amministratore di condomini del rione Lauro a Napoli, la morte nel '73 della prima moglie in circostanze sospette), non risultò coinvolto in nessun episodio particolare che potesse spiegare la sua uccisione (l'unico svago che si concedeva era il gioco del lotto e ogni tanto impegnava alcuni gioielli della prima moglie o ricorreva ai prestiti della figlia per pagare le spese condominiali, perchè non voleva chiedere denaro a Gemma Cenname, in una occasione non disposta oltre tutto a prestargli il suo denaro per il pagamento del condominio). Nel settembre '75 aveva trovato un lavoro come rappresentante di una ditta di forniture igienico-sanitarie per ospedali. Angela era stata assunta presso l'Inam di Fuorigrotta (dopo aver conseguito con gli studi un diploma magistrale) nella primavera del 1974 (impiegata amministrativa, gruppo B, 150.000 lire al mese-addetta agli sportelli aperti al pubblico, dattilografa, istruiva le pratiche), prendendo lo stesso, identico posto che sua madre, Eleonora Lo Cascio, aveva lì occupato per trent'anni. Fino alla primavera del '75 Angela aveva frequentato una comitiva di piazza Amedeo (e aveva avuto una breve avventura con un giovane, Roberto Sorrentino, che giocava nella "Primavera" della squadra di calcio del Napoli): suoi coetanei che Angela però non ospitava mai in casa propria, per via del padre Domenico (al quale i ragazzi di piazza Amedeo non erano graditi). Poi conobbe il 23enne Nicola Sceral (sul quale torneremo più avanti). Nicola Sceral era stato poche volte in casa Santangelo (vi andò ad esempio il 2 ottobre '75, in occasione di una festa della ragazza). Quando andava a trovare la ragazza in via Caravaggio, in genere lui e lei si trattenevano sulle scale infatti.
*Le opinioni degli investigatori, dei giornalisti e dei pochissimi amici attraverso i giornali:
"L'assassino era intimo ai Santangelo" (la polizia); "L'assassino fu un ospite che si trattenne nell'appartamento anche prima del massacro" (la polizia); "L'assassino ha agito come un folle lucido e ha agito d'impeto. Non aveva premeditato la strage" (la polizia); "Li ha uccisi o la malavita del casertano o un pretendente di Angela" (Gaetano Morabito, ex Questore di Napoli, patrigno di Domenico Santangelo); "Un massacro sproporzionato per qualsiasi movente" (la polizia); "L'assassino è un amico o un parente" ("Il Mattino", titolo in una pagina interna).
*Le sigarette trovate nell'appartamento:
Il "Roma" scrisse che furono rinvenuti nell'appartamento della strage i mozziconi di tre tipi di marche di sigarette: Mercedes ed MS nel posacenere della stanza-studio e Gitanes senza filtro su alcuni punti del pavimento dell'abitazione. Se fosse così, di certo non tutte erano state fumate dall'assassino: magari una di quelle del posacenere scaturiva da un inquinamento della scena del crimine, l'altra marca di sigarette trovata nel posacenere poteva essere stata fumata da Domenico Santangelo (lui era fumatore - cosa dimostrata dal fatto che tra i suoi conti, che annotava scrupolosamente, risultano segnate talvolta anche delle sigarette), le Gitanes senza filtro dall'assassino.
Sul sospettato Annunziato Turro (sul quale gravano quasi zero indizi) non sappiamo se era fumatore. Il dottor De Laurentiis (sul quale gravano pesanti e gravi indizi) era fumatore. Nel '75 il medico faceva uso di sigarette Gitanes senza filtro o Mercedes o MB? Bisogna scoprirlo.
*Le impronte digitali estranee alle vittime:
Gli investigatori trovarono solo frammenti di impronte digitali. Tracce infinitesimali, "sufficienti ad escludere ma non ad accertarne l'appartenenza" (come dichiarò ai giornali il Sostituto Procuratore di Napoli Italo Ormanni).
L'assassino, dopo aver ucciso le tre vittime, impiegò dei guanti di gomma trovati in cucina. Con questi guanti chiuse anche l'interruttore della luce della stanza-studio di Domenico Santangelo. A cose fatte, se li sfilò e li gettò rovesciati sul pavimento dell'antibagno. Facendoli cadere dietro una sedia.
*Le valutazioni del professor Achille Canfora (uno dei tre medici legali):
Questo è quanto ha dichiarato il professor Achille Canfora sulla base dell'autopsia da lui eseguita sui Santangelo il 9 novembre 1975 (ripreso da il "Roma" qualche giorno dopo): "L'assassino ha assestato alla carotide delle tre vittime un taglio preciso. Dato con una certa perizia tecnica. L'omicida è un soggetto che ha minimo 30 anni, massimo 45 anni (la violenza dei colpi vibrati impone di non superare questa soglia anagrafica). Ha una altezza compresa tra 1 metro e 60 centimetri ed 1 metro e 70 centimetri. Ha una corporatura robusta e forte ma è agile. E' senza un'oncia di grasso ed ha una muscolatura possente. Ha una conoscenza almeno delle prime nozioni di medicina e, in particolare, del corpo umano e della posizione degli organi principali. E' dotato di sangue freddo. Doveva essere di qualche centimetro più basso delle vittime perchè ha colpito al capo nella parte bassa, come se si fosse trovato qualche centimetro più giù delle vittime. Sapeva, e bene, dove è esattamente la carotide. Quindi o ha studiato il corpo umano oppure la sua è un'abitudine professionale".
Daniele Spisso
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