domenica 20 novembre 2011

29 ottobre-3 novembre 1975

Con i dati che abbiamo acquisito è possibile tracciare una ricostruzione di quello che è successo in casa Santangelo nelle fasi immediatamente precedenti e successive alla strage di cui sono stati vittime. Questi dati saranno certamente utili per aiutare i lettori a "inquadrare" meglio gli ultimi, salienti passaggi di questa inquietante vicenda.

-mercoledì 29 ottobre: Angela Santangelo si reca, come ogni mattina da 1 anno e mezzo, presso il suo posto d'impiego, gli uffici dell'Inam della sede di Fuorigrotta (Napoli), in via Davide Winspeare. Copre il turno solo per mezza mattinata però: non si sente molto bene e i colleghi (che se ne accorgono) le consigliano di tornare a casa. Rientra presso la propria abitazione, dove trova la sua matrigna, Gemma Cenname. Gemma è a riposo infatti: martedì 28 ottobre ha preso le ferie per due giorni di durata dalla clinica "Villa del Pino", al corso Vittorio Emanuele 494 (Napoli), dove lavora come ostetrica dal 1 aprile 1972. Deve rientrare in servizio venerdì 31 ottobre mattina, per dare il cambio ad una sua collega, Giuseppina Maida.

-giovedì 30 ottobre: Domenico Santangelo (il papà di Angela) esce di casa nel corso della prima mattinata. Lascia la figlia senza di lui (cosa che, abitualmente, non faceva mai se Angela restava nell'abitazione senza altra compagnìa) perchè sa che con la ragazza resta la sua seconda moglie, Gemma Cenname. Prende la sua Lancia Fulvia berlina color amaranto dal garage condominiale del "parco Fabi" (via Caravaggio 76, di lato al suo palazzo) e si reca presso il corso Umberto I°, a Napoli. Verso le 9:30 lascia in sosta l'auto su un marciapiede di via Saverio Baldacchini e va a trovare un suo amico di lunga data che fa il commerciante e che si chiama Federico Corrado. Corrado, di lì a qualche giono dopo, avrebbe aperto un negozio di abbigliamento in via Medina 19, nei paraggi del corso Umberto I°.
A casa, alle ore 9:00, Angela riceve una visita medica del dottor Antonio Gaudio (il medico privato di famiglia), che le diagnostica uno stato influenzale. Durante la permanenza del dottor Gaudio in casa Santangelo, Gemma e Angela ricevono una visita di Fausta Cenname, una nipote di Gemma che frequenta la donna e che spesso va a trovarla nel suo studio privato di ostetrica, in via Mario Fiore 49 (Napoli). Alle ore 12:30 Angela riceve invece una visita fiscale affidata al dottor Alberto Della Corte: il dottor Della Corte è infatti un medico della sede Inam di Fuorigrotta (lo stesso ufficio di Angela). La sua visita è stata disposta dal dottor Giuseppe De Laurentiis, il collega di Della Corte e colui che conosce Angela e suo padre Domenico da molti anni, che abita vicino casa della ragazza e che l'ha seguita quando la ragazza è entrata a lavorare proprio nel suo stesso ufficio di Napoli, nella primavera del 1974. De Laurentiis ha preannunciato ad Angela la visita fiscale di Della Corte, telefonandole a casa.

Terminata intanto la visita al suo amico Federico Corrado, *Domenico Santangelo s'accorge (tornando all'auto) che la sua Lancia Fulvia è in avarìa. Non parte. Decide di lasciarla lì, chiudendola regolarmente a chiave, e di rientrare a casa con i mezzi del trasporto pubblico.

                                                                      
                      (*La Lancia Fulvia berlina color amaranto di Domenico Santangelo - fotografata la sera del 10 novembre 1975 presso la sede della Questura centrale di Napoli)

Nel corso della mattinata esce di casa anche Gemma Cenname, che si reca al suo studio di ostetrica in via Mario Fiore 49 (Napoli).

*ore 15:00-15:30: una inquilina di via Caravaggio 78, la signora Carmen De Vita, nota Domenico Santangelo e sua moglie Gemma Cenname. Sono vestiti come per un ricevimento e stanno camminando lungo il viale antistante il loro palazzo.

*ore 19:40: Domenico Santangelo parla al telefono con il vice questore Gaetano Morabito, suo patrigno.

*ore 20:35: Nicola Sceral telefona in casa Santangelo per parlare con Angela. La conversazione non dura molto: la ragazza gli dice che è influenzata e che l'indomani non si recherà sul posto di lavoro, cioè all'Inam. Però gli dice anche che si sente meglio (evidentemente Angela si riferiva al fatto di essere comunque sfebbrata) e che forse si sarebbero visti. Nicola dice che non passerà presso la casa di Angela quella sera perchè il padre di lei gli mette soggezione e perchè preferisce andare al cinema con i suoi amici Di Giulio, Laganà e Campilongo. Dice comunque che l'indomani le avrebbe telefonato di nuovo.

*ore 21:00: Ada Ianniello (moglie del generale medico Bruno De Lillo, parente e amico di Gemma Cenname - la signora Cenname, in quanto ostetrica, assistette al parto delle figlie dei coniugi De Lillo; n.d.r.), telefona in casa Santangelo per parlare con Gemma Cenname. Al telefono la Ianniello sente la signora Cenname serena e tranquilla.

*ore 22:00-22:30: Angela decide di scrivere una nuova lettera al suo fidanzato, Nicola Sceral (gliene ha infatti scritte anche altre, nel corso della stessa giornata: per la precisione alle ore 7:30, 9:00, 11:20, 11:50, 13:35, 14:20, 18:00, 21:50; gli orari si evincono dal contenuto delle lettere perchè Angela li ha segnati sui fogli di carta). Il suo contenuto: "Ciao Nico, ho deciso di scriverti per chiarire alcune cose di noi. Con te ho provato e conosciuto cosa è: la dolcezza, la tenerezza, l'amore, la gioia di trovare te alla fine di una giornata di lavoro, la voglia di stare con te e di non lasciarti mai, la gelosia. Sono le 22:30. Chiudo perchè si è fatto tardi e mi auguro di dormire. Riprenderò domani mattina".

*dopo le ore 23:00: Domenico Santangelo e Gemma Cenname si portano in cucina ed iniziano a cenare. Angela non tiene loro compagnìa perchè è influenzata e forse perchè non ha appetito. Qualche attimo dopo, si presenta, presso l'abitazione, l'assassino. Domenico Santangelo (un tipo solitario che in casa sua non riceveva quasi nessuno, neanche gli amici di Angela e neanche il portiere Ugo Putti quando questi saliva a consegnargli la posta condominiale, e che, essendo pauroso, bloccava sempre la porta d'ingresso con una catena e apriva a persone che conosceva bene, dopo essersene accertato della loro identità) fa entrare in casa sua l'assassino. Nonostante è tardi e nonostante lui e la moglie stanno cenando, mentre Angela è influenzata. Con loro, in casa, i Santangelo hanno un cane, un yorkshire di nome Dick. Nessuno lo sente abbaiare.

*ore 23:30: Caterina Simonelli (una inquilina del terzo piano del palazzo di via Caravaggio 78, che in quel momento sta dormendo nella sua camera da letto, situata in posizione sottostante alla cucina e a parte del corridoio di casa Santangelo) sente un grido soffocato di donna e un tonfo. Successivamente avverte una serie di rumori strani che durano fino all'1:00 del mattino.

-venerdì 31 ottobre

*verso le ore 1:00: Beatrice Putti (una inquilina del terzo piano di via Caravaggio 78, che in quel momento sta dormendo nella sua camera da letto, situata in posizione sottostante alla stanza-studio di Domenico Santangelo) sente dei rumori provenire dal piano di sopra, l'appartamento dei Santangelo. Rumori prodotti come da qualcosa di pesante che viene trascinato da un punto all'altro della casa. Poi sente rumori di passi, come se qualcuno si stesse allontanando dall'abitazione.

*ore 1:00-ore 3:00: Caterina Simonelli non avverte più rumori provenienti da casa Santangelo.

*ore 3:00-ore 5:00: Caterina Simonelli si sveglia di nuovo perchè, da casa Santangelo, avverte nuovi rumori prodotti da passi decisi che si muovono avanti e indietro per tutto l'appartamento e che non fanno nulla per nascondere la loro presenza. In più, la signora Simonelli avverte la sensazione che lungo il pavimento di casa Santangelo fosse trascinato qualcosa di pesante. L'inquilina ha però una certa impressione: è come se nell'appartamento del massacro avvertisse i movimenti di due persone e non una. Due persone che agiscono contemporaneamente ma in due punti diversi dell'appartamento dei Santangelo.

*ore 5:13-5:19: l'assassino prende una copia di chiavi dell'appartamento dei Santangelo, stacca il contatore dell'energia elettrica e va via, chiudendo la porta d'ingresso a 2 mandate.

Nell'appartamento ha ucciso Domenico, Gemma, Angela e il loro cagnolino Dick. Con il basamento di un sopramobile o con quello di un fermacarte ha procurato lesioni letali alla testa di Angela (che si trovava nella camera da letto del padre e della matrigna, ferma sul pavimento della stanza), sfondandole il cranio e dunque uccidendola subito (nel tentativo di difendersi, Angela ha riportato una ecchimosi escoriata al dorso della mano destra); ha tramortito violentemente sia Gemma Cenname (che si trovava in cucina, seduta al tavolo) sia Domenico Santangelo (colpito tra il lato della scrivania e un mobile-radio, nel suo studio). Ha soffocato il cagnolino Dick (che era nello studio, vicino a Domenico Santangelo) con una coperta.

Con un coltello dalla lama seghettata e con la punta bifida (preso dalla cucina), l'assassino ha assestato cinque colpi da punta e taglio ad ambedue i lati del collo di Angela (che però è già morta) e due colpi da punta e taglio all'epigastrio della ragazza (l'epigastrio è quel punto del tronco compreso tra la gabbia toracica e l'ombelico); ha assestato sei colpi da punta e taglio ad ambedue i lati del collo di Gemma Cenname, recidendo i grossi vasi sanguigni e uccidendola; ha colpito alla gola Domenico Santangelo, uccidendolo con un solo colpo e coprendosi con un cuscino. Ad un certo punto, con le mani macchiate di sangue si è affacciato alla finestra del soggiorno, imbrattando il davanzale. Pulisce la lama (macchiata di sangue) del coltello sulla tovaglia del tavolo della cucina.

Con dei guanti di gomma (da cucina) alle mani è passato alle fasi successive: nel bagno padronale, ha riempito la vasca con 15-20 centimetri d'acqua fredda. Ha preso il cagnolino Dick, avvolto dentro una coperta, e lo ha adagiato dentro la vasca. Ha afferrato Domenico Santangelo per le gambe e lo ha trascinato dallo studio al bagno padronale, fermandosi per qualche istante a metà percorso. Nella vasca lo ha depositato a faccia in giù, con la schiena rivolta verso il soffitto (la testa verso il lato-ingresso del bagno, i piedi verso il fondo della stanza). Adoperando un plaid, ha trascinato dalla cucina al bagno padronale Gemma Cenname. Nella vasca l'ha depositata sopra al marito e con il plaid sotto il cadavere di lei. Anche Gemma Cenname è stata adagiata a faccia in giù, con la schiena verso il soffitto. In posizione esattamente contraria a quella del marito Domenico: la testa di lei sopra i piedi del marito, verso il fondo della stanza; i piedi di lei sopra la nuca del marito, verso il lato-ingresso del bagno.

Nella camera da letto dei Santangelo, l'assassino ha avvolto il corpo di Angela dentro lenzuola e coperte. Quasi mummificandola, facendone "inghiottire" e sparire il corpo. L'ha sollevata dal pavimento e l'ha lasciata sul letto del padre e della matrigna. Poi ha preso una vestaglia e ha coperto la pozza di sangue formatasi e allargatasi sul pavimento. Si è sfilato dalle mani i guanti di gomma e li ha gettati, rovesciati, in un angolo dell'antibagno padronale, facendoli cadere dietro una sedia.

Quando gli inquirenti scopriranno la strage (la sera di sabato 8 novembre 1975) troveranno che l'assassino ha portato via dall'appartamento il corpo contundente ed il coltello con i quali ha fatto la strage. E noteranno delle cose interessanti: l'autore del crimine ha lasciato impronte di scarpa in alcune macchie di sangue sui pavimenti della casa (numero 41-42) e ha rovistato in camera di Angela. Ha aperto, e lasciato in quel modo, il primo cassetto della scrivania e ha messo le mani dentro la borsa di Angela, lasciandola aperta e con parte del suo contenuto sparpagliato, sul letto della ragazza (risulta mancare un diario di Angela). Sul pavimento del salotto vengono trovati dei frammenti di vetro, compatibili con la lente di un paio di occhiali da vista. In casa ci sono anche tre mozziconi di sigaretta gettati sul pavimento.


Daniele Spisso

10 commenti:

  1. I miei complimenti per questa ricostruzione così precisa e dettagliata.
    Nessuna delle trasmissioni televisive che nel corso degli anni si è occupata di questo caso è riuscita mai a replicare la stessa ricostruzione senza tralasciare nessun dettaglio.
    Ad ognuna mancava uno o più tasselli che ho ritrovato in questa pagina.

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  2. Grazie davvero Maria. Non immagini quanta gioia mi dà sapere di aver nel mio piccolo contribuito ad una informazione quanto più esauriente possibile su questa vicenda.

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  3. Ma scherzi? Qualora si arrivasse come tutti speriamo ad una riapertura delle indagini è anche merito tuo!!

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  4. Sarebbe il giorno più bello della mia vita. E lo dedicherei a Domenico, Gemma e Angela.

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  6. Senz'altro. L'uccisione del cane dei Santangelo è un fatto di una crudeltà inimmaginabile. Una cosa che mi ha lasciato emotivamente molto provato perché io sono amante dei cani, li ritengo veramente il miglior amico dell'uomo e anche io ho in casa un cagnolino da compagnìa. In quel momento l'assassino era chiaramente in preda a un raptus e oltre a uccidere vittima principale e testimoni ha voluto sopprimere il cane perché, per lui, rappresentava un elemento che avrebbe impedito la scoperta ritardata della strage. A parte che lo ha fatto anche perché il cane poteva agitarsi, si metteva ad abbaiare e diventava da intralcio per le sue "operazioni". E' stato un vero e proprio raptus: nel momento in cui ha iniziato, nel momento in cui è partito come una furia, ha capito che doveva togliere di mezzo tutti coloro che si trovavano in casa.

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  7. Quà la mano Tenebre, ovviamente virtualmente parlando. Vedo che anche in questo siamo d'accordo. Io ho provato le stesse tue sensazioni.
    Anche io ho un cagnolino (anche 2 gatti) ed ho provato le tue stesse emozioni. Chi non ha animali non può capire, ma l'uccisione di Dick (anche se non sorprende, visto il trattamento riservato ai padroni) mi ha sconvolta esattamente come il massacro della povera famiglia.
    Infatti tra Dick e ed il mostro, l'animale non è di certo il quadrupede!!!!!

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  8. Certo. Anche il cane era un essere vivente.

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  9. Con me si sfonda una porta aperta su questo aspetto. Da quando mi prendo cura di svariati gatti (non solo a casa, ma anche colonie di randagi), sono perfino diventato vegetariano, pur di non infliggere sofferenza e morte a tutti gli altri animali...

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