Tanti miei lettori, che hanno seguito appassionatamente la
ricostruzione storica e cronistica della inquietante storia della strage Santangelo,
ricordano certamente che nel corso dell'ultima trasmissione televisiva che ha
ripreso questa vicenda, e cioè Il Giallo e il Nero, il consulente Dott.ssa Anna
Maria Di Giulio (ufficiale dei reparti della Polizia scientifica) ha comunicato
che oggi, dopo 40 anni, andrebbe un pò preso "con le pinze" un dato
emerso nel corso delle indagini condotte allòra: e cioè che il numero di scarpa
dell'assassino (ricavato dalle impronte di tacco e/o di suola individuate in una
pozza di sangue e su punti dei pavimenti della casa del triplice delitto)
corrisponde al numero "41-42". Nel senso che: va preso atto di
questo dato del 1975 ma nessuno può essere sicuro che oggi, con le nuove tecniche e
con le nuove potenzialità in dotazione ai reparti inquirenti della Scientifica,
questo stesso dato resterebbe identico a quello rilevato 40 anni prima. In
parole povere: operazioni di studio, di analisi, di verifica eseguite adesso
con tecniche scientifiche più precise, più moderne, più all'avanguardia potrebbero
anche farci scoprire che quelle impronte di scarpa corrispondevano in realtà ad
un numero di piede che supera il "41-42". La Dott.ssa Di
Giulio ha anche spiegato il perchè, nel corso della trasmissione: quelle
impronte erano venute a contatto con tracce ematiche; tracce di sangue. Quindi
con una sostanza vischiosa. Con tutto ciò che questo può comportare di
conseguenza. E poi, con i mezzi limitati del '75, potevano essere magari
sfuggiti dei piccoli ma significativi dettagli (sulle caratteristiche di quelle
impronte / sulle caratteristiche della forma di quelle impronte) che invece
avrebbero consentito di arrivare a misurazioni estremamente precise. In qualità
di blogger che per 16 mesi (Luglio 2011 - Novembre 2012) si è dedicato ad
un'ampia e scrupolosa ricostruzione storica e cronistica di questo caso,
affermo che non bisogna avere pregiudizi verso la verità (qualunque essa sia) e che bisogna riporre
massima fiducia nei nuovi strumenti e nelle nuove capacità delle Scienze
forensi. Dunque: nel caso di una riapertura delle indagini, o nel caso nuove
indagini fossero già in corso, e almeno per come la vedo io, ben venga
(assolutamente) il recepire questo suggerimento tecnico della Dott.ssa Di
Giulio. E quindi ben venga il procedere ad un nuovo studio, ad una nuova
verifica, ad una nuova analisi scientifica di quelle impronte di scarpa. E'
importante e necessario, se si vuol raggiungere la verità. E' necessario per
togliersi ogni eventuale dubbio e per sapere con certezza massima se
l'assassino dei Santangelo calzava effettivamente scarpe numero
"41-42" o di numero maggiore. Naturalmente oggi, dopo 40 anni, una
verifica ex novo di questo tipo può avere luogo esclusivamente attraverso
l'unico elemento che ancora consente di documentare quelle impronte di scarpa:
e cioè le fotografie scattate l'8 novembre 1975 sera dalla Polizia scientifica
di Napoli in quell'appartamento di via Caravaggio 78. Le foto costituiscono
adesso l'unico elemento che documenta e testimonia quelle tracce e che quindi
rappresentano allo stesso tempo l'unico elemento oggettivo sul quale procedere.
Ma questo non deve assolutamente sminuire l'importanza e l'utilità del tutto.
Anzi: è vero l'esatto contrario. Perchè oggi (come tra l'altro ha evidenziato
la Dott.ssa Di Giulio nella trasmissione) esistono strumenti che consentono di
operare con precisione sulle fotografie della Scientifica (anche su quelle
risalenti a decenni prima), di migliorarne la qualità o di migliorarne
ulteriormente la qualità (senza inficiarne l'attendibilità) e di rendere ben
visibili (quindi molto nitidi) dei dettagli anche infinitesimali che possono
rivelarsi molto preziosi per lo studio tecnico di una impronta o comunque di
una traccia. Ad esempio mi risulta che esiste una branca delle Scienze forensi
che si sta sviluppando sempre di più negli ultimi anni, che si occupa anche di
certi interventi e che si chiama Ingegneria forense. E, proprio recentemente,
il contributo dato da questo settore in ambito forense si è rivelato importante:
ad esempio, grazie al contributo dell'Ingegneria forense, è stato possibile
intervenire con successo e con estrema precisione sulle foto della Scientifica
che nel 1990 documentarono una lesione riscontrata attorno al capezzolo
sinistro di Simonetta Cesaroni, vittima di un feroce delitto avvenuto in via
Poma a Roma nell'agosto di quell'anno. I dettagli ricostruiti grazie al lavoro
dell'Ingegneria forense su quelle foto del '90, hanno permesso a tre
Odontoiatri di identificare quella lesione come prodotta da un morso e di
comparare le caratteristiche morfologiche di quella lesione con una arcata
dentale. Il suggerimento della Dott.ssa Di Giulio sul caso-via Caravaggio va assolutamente
recepito e il mio parere, in definitiva, è che sarebbe necessario procedere dunque
ad una nuova verifica su quelle impronte avvalendosi degli strumenti moderni e
più precisi del settore scientifico di oggi.
Daniele Spisso