martedì 2 settembre 2014

16 novembre 2011 - 28 agosto 2014: tre anni di novità e colpi di scena


-16 novembre 2011: depositata presso la Procura della Repubblica di Napoli, ufficio del Procuratore aggiunto dott. Giovanni Melillo, una Relazione Pro-Vaeritatae finalizzata a chiedere la riapertura delle indagini sul caso della strage di via Caravaggio. La Relazione è divisa in 3 parti ed è firmata da: sign. Daniele Spisso, nel 2011 articolista per il web-magazine Cronaca-Nera.it e in seguito blogger (autore della parte dedicata alla ricostruzione cronistica della vicenda); dott.ssa Imma Giuliani, criminologa / dott. Fabrizio Mignacca, psicologo (autori della parte dedicata ad una ricostruzione dell'ipotetico profilo criminologico dell'autore del triplice delitto); dott.ssa Marina Baldi, genetista forense (autrice della parte dedicata ad una proposta d'indagine scientifica sui reperti conservati e dedicata ad una ricostruzione storica della Genetica forense in tutti i suoi aspetti e sviluppi). La Relazione è stata supervisionata e presentata dall'avv. Carmen Stizzo, del Foro di Napoli.

-2 maggio / 1° novembre 2012: il caso torna in Tv.

-Ottobre 2012: alla Procura della Repubblica di Napoli giunge una lettera anonima, nella quale si invita la magistratura inquirente a riprendere in mano il caso, cercando presso l'Archivio generale del Tribunale di Napoli i reperti. Al fine di sottoporli ad analisi di laboratorio di Genetica forense. L'anonimo dà indicazioni molto precise sulla custodia dei reperti presenti in archivio. Persino sul loro numero di catalogazione.

-Fine 2012/ aprile 2013: nell'Archivio generale del Tribunale di Napoli vengono trovati i reperti, conservati in più di cento scatoloni. La Scientifica di Napoli e di Roma ne effettuano una scrematura e accertano che solamente 37 di questi (con sopra 108 tracce biologiche) sono quelli utili per cercare del DNA con gli esami di laboratorio. I reperti vengono inviati all'Unità Delitti Insoluti, una specializzazione della Scientifica della Polizia di Stato, con sede a Roma. A coordinare l'indagine scientifica è l'ufficiale dell'Udi dott.ssa Anna Maria Di Giulio (la dott.ssa Di Giulio è stata anche consulente scientifico del programma tv d'inchiesta Il Giallo e il Nero, che nel marzo 2013 si è occupato su Raitre proprio del caso via Caravaggio).

-Inizio maggio 2013: alle analisi di laboratorio di Genetica forense condotte dall'Udi, 5 reperti presenti sulla scena del triplice delitto danno una risposta. Si tratta di 4 cicche di sigarette e di 1 asciugamano da cucina macchiato di sangue. Viene fuori un profilo. Il profilo viene comparato con quello dell'ex imputato assolto in via definitiva nel 1985, ricavato (a quanto si è saputo pubblicamente) da frammenti di capelli. L'esito è positivo: il DNA isolato dai 5 reperti è compatibile con il DNA preso in esame. Il risultato viene comunicato alla Procura della Repubblica di Napoli: dott. Raffaele Tufano. Il dott. Tufano trasmette il fascicolo al Pm dott. Luigi Santulli, a sua volta coordinato dal Procuratore aggiunto dott. Vincenzo Piscitelli. La procedura prevede, per una situazione del genere, l'archiviazione del caso.

-Fine maggio 2013: un anonimo avrebbe inviato una lettera alla Procura della Repubblica di Napoli. Nella lettera, l'anonimo avrebbe attribuito l'omicidio di via Caravaggio ad un medico.

-Fine ottobre 2013 / fine aprile 2014: il web-magazine Cronaca-Nera.it (Giornalista investigativo dott. Fabio Sanvitale) e Il Mattino di Napoli (Cronista dott. Giuseppe Crimaldi) divulgano in pubblico le prime notizie sugli esami condotti dalla Scientifica.

-28 agosto 2014: Il Mattino di Napoli e La Stampa di Torino danno in pubblico la notizia dell'identificazione dell'ex imputato assolto in via definitiva nel 1985, attraverso gli esami di Genetica forense condotti più di un anno prima dalla Scientifica della Polizia sui reperti del triplice delitto. Il Mattino e La Stampa informano che vi sarà l'archiviazione del caso.

-28 agosto 2014: alla redazione de Il Mattino di Napoli arriva una lettera anonima (costituita da 8 pagine) firmata da tale Blue Angel. Questi afferma di aver già scritto alla Procura della Repubblica di Napoli 1 anno e tre mesi prima. Attribuisce il delitto di via Caravaggio ad un medico, indica il luogo presso il quale a suo dire è nascosto il corpo contundente adoperato per stordire le tre vittime, attribuisce ad un movente passionale (collegato ad Angela Santangelo) la causa della strage, sostiene che in un diario personale Angela Santangelo scrisse il nome dell'assassino. La lettera anonima viene inviata da Il Mattino di Napoli alla Procura della Repubblica di Napoli.


Daniele Spisso

18 commenti:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=vf3PYiExAyY

    RispondiElimina
  2. Caso via Caravaggio - @Valmont / Scusami Valmont ma ho letto, in chiusura di un tuo post scritto per il forum intitolato al caso del Mostro di Firenze, che tutto i problemi che si sono frapposti per questo caso (a livello di procedura: adesso che si deve fare?) sono scaturiti da una situazione che, a tuo dire, "Non doveva avere inizio". Giustamente la frase ha lasciato l'amaro in bocca anche all'utente Silvialaura che ti ha detto in sostanza "Non si doveva fare un tentativo per risolvere il caso?". Decisamente mi associo a Silvialaura e mi fa molto dispiacere leggere che secondo te questa situazione non doveva neanche avere inizio. Perchè di tutte le "Tavole rotonde" che si stanno facendo in questi giorni (dentro e fuori del web) su quello che hanno scritto in pubblico il 28 agosto 2014 Il Mattino di Napoli e La Stampa di Torino (e che molti altri media, del web e non del web hanno ripreso) ci si è dimenticati di una cosa fondamentale: e cioè che il massacro della famiglia Santangelo a Napoli era rimasto un caso senza soluzione, un caso cioè irrisolto. E quando un caso resta irrisolto una Procura della Repubblica (che lo faccia spontaneamente o che venga invogliata a farlo da una circostanziata lettera anonima) ha tutto il dovere (non solo il diritto - perchè c'è anche il diritto) di riprendere in mano il caso e di effettuare nuove indagini, nuove verifiche, per cercare di vedere se è ancora possibile fare qualcosa. Se è ancora possibile scoprire. Tanto più era un dovere farlo, da parte della Procura, in quanto all'epoca dei fatti le Scienze forensi vere e proprie non esistevano e quindi tanto più che negli anni '70 non era possibile analizzare in laboratorio i reperti per scovare, ricostruire e identificare le tracce che si trovavano sui reperti. E tu sei troppo intelligente e preparato per non sapere, Valmont, che in un caso d'omicidio l'indagine classica è sì fondamentale ma non basta. Assolutamente non basta, checchè ne dicano il contrario gli amanti dei metodi classici alla commissario Maigret. L'indagine scientifica sui reperti è importante perchè colma quel 50% di lacune lasciate dall'indagine poliziesca: l'indagine poliziesca non può certamente dare risposte scientifiche, in laboratorio, sulle tracce presenti sui reperti e/o sui cadaveri. Quindi, a fronte di tutto questo, io dico "E' stato meglio che questa situazione è iniziata". In totale contrasto, quindi, con il tuo pensiero su questo punto. Anche questa non è una polemica naturalmente ma è solamente la volontà di ribadire un concetto che a me sembra normale e molto giusto. E che tutti dovrebbero condividere. Anche tu dovresti condividere questo pensiero.

    RispondiElimina
  3. Leggi, regole e procedure sono create per servire la societa'.
    Se non ottengono questo obbiettivo vanno cambiate.
    La procedura e' un mezzo non un fine. E li a servire la giustizia e non a definirla
    Questo caso ha aperto un dibattito su una legge che va' cambiata. E per questo e' stato corretto andare fino in fondo.
    Credo che tutti comprendono che e' importante proteggere un accusato da un numero infinito Di processi, ma nel caso in cui un'evidenza schiacciante viene alla luce il ne bis in idem dovrebbe decadere

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma guarda, quì c'è un discorso che andrebbe fatto non tanto sul passato in giudicato quanto sul momento del giudizio. Mi rendo conto che il compito di un giudice o comunque di una Corte giudicante non è facile. E mi rendo anche conto che quando un procedimento si basava (come in questo caso) esclusivamente o (sostanzialmente quasi del tutto)su indagini poliziesche e non su indagini scientifiche (come oggi le intendiamo) questa facilità di giudizio si riduceva ulteriormente. Perchè quando in un processo non è possibile far entrare le indagini scientifiche, e quindi nel momento in cui non c'è stata possibilità di scovare-ricostruire-identificare delle tracce visibili e non, gli indizi classici possono assumere più di una lettura. In questo caso, poi, vi erano degli elementi (visibili) a mio parere ingannevoli. Io li reputo tali perchè mi hanno mandato fuori strada, mi hanno disorientato e mi hanno convinto a tracciare una ipotesi diversa che però si è rivelata sbagliata. E questo mi ha procurato una certa "sofferenza" psicologica: perchè avevo suggerito una pista che invece riguardava una persona completamente innocente. Detto questo, però, è anche vero che il giudice deve valutare i dati presentati dalla magistratura inquirente non solo singolarmente ma anche globalmente. E soprattutto deve soppesare la forza logica dei dati che entrano in Tribunale. Forse questo non è stato fatto a suo tempo. Gli inquirenti del '75 alcuni errori li commisero ma nel complesso presentarono una ricostruzione che aveva peso, sul piano della logica e sul piano delle circostanze. Anche perchè la ricostruzione della vita privata delle vittime e dei fatti collegati alla vita privata delle vittime non avevano fatto emergere scenari tali da poter e dover spiegare in modo diverso una strage orribile come quella. E quando parlo di vita privata delle vittime mi riferisco anche a tutti coloro che attorniavano le vittime e che li frequentavano. E non erano molti. Per i giudici italiani pare, certe volte almeno, che gli elementi con i quali la magistratura inquirente prova, dimostra le proprie accuse non bastano mai, non sono mai ritenuti sufficienti. Anche oggi: non è solo storia di "ieri". C'è stato un processo recente che è finito come non doveva finire. Nonostante in Tribunale anche per quel che riguarda le Scienze forensi moderne è stato fatto, da parte di professionisti di settore, un lavoro professionale e molto competente. Con l'ingresso in aula di evidenze scaturite da analisi di laboratorio di settore, non da chiacchiere. Addirittura, in questo processo che dico io, è arrivato in aula in secondo grado un nuovo elemento a carico (scientifico, di indubbio valore) e la Corte o non lo ha esaminato (pur avendolo materialmente visto) oppure lo ha esaminato per un attimo e solo con lo sguardo: cioè ha deciso di non volervi attribuire serietà e affidabilità. In due parole: comunque la si vuol mettere, non lo ha calcolato ai fini del giudizio. Quindi prima di parlare, semmai, del passato in giudicato si dovrebbe parlare del senso di responsabilità che i giudici italiani dovrebbe sentire quando giudicano in Tribunale.

      Elimina
  4. Gentili lettori, lunedì mattina il programma tv "I fatti vostri" (Raidue) dedicherà uno spazio al caso della strage di via Caravaggio e alle ultime novità di questo caso. Nel corso della trasmissione, saranno intervistati i sign.ri Santino e Cristina Simonetti: i figli della sign.ra Caterina Simonelli, nel 1975 residente al terzo piano di via Caravaggio 78, in posizione sotto stante a casa Santangelo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lunedì mattina, nel corso della trasmissione "I fatti vostri" dedicata al caso della strage di via Caravaggio e alle sue novità (Raidue, ore 12:30), interverrà anche la dott.ssa Imma Giuliani, Criminologa e autrice di una Relazione di Criminologia sul caso depositata alla Procura della Repubblica di Napoli il 16 novembre 2011.

      Elimina
  5. Caro Daniele, grazie per la informazione.
    Una cosa credo pero' sia importante conoscere,e credo che i tecnici genetisti che ti hanno coadiuvato potranno saperlo.
    Le tracce di DNA sono state trovate sulle cicche di sigaretta trovate sul pavimento e sul famoso telo insanguinato.
    Oro, mentre è chiaro che sulle cicche di sigaretta di tratterebbe di tracce di saliva, cosa si pò dire riguardo al telo insanguinato? Le tracce di DNA di Zarrelli derivano da un suo versamento ematico? o dal semplice contatto con il telo (ad esempio sudore)? In altre parole, c'è traccia del suo sangue su quel telo? lo chiedo perchè mi sembra strano che non sia stato rilevato all'epoca. Non c'era il Dna, certo, ma la traccia di un tipo di sangue compatibile col suo doveva pur costituire un forte indizio anche all'epoca, eppure non mi sembra ne sia mai parlato.
    Posso sapere cosa ne pensate?
    Un saluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, questo è un dettaglio che è a conoscenza (almeno per adesso) solo dell'Unità Delitti insoluti di Roma e della dott.ssa Di Giulio che ha coordinato l'indagine scientifica sui reperti. Se hanno trovato il DNA su quello straccio da cucina insanguinato (e lo hanno trovato perchè la dott.ssa Di Giulio, intervistata pochi giorni fa, non ha smentito le notizie date dai media) vuol dire che o quel sangue apparteneva alla persona identificata oppure vuol dire che su quello straccio da cucina insanguinato si è prodotta una perdita di materiale organico da parte del soggetto identificato. E questo materiale organico perso è finito sullo straccio insanguinato. Perchè per trovare il DNA su un reperto deve esserci stata perdita di materiale organico sul reperto oppure perdita di un "reperto fisico". Il DNA si ricava da: sangue, sperma, saliva, sudore, cellule epiteliali di sfaldamento, capelli, peli, tessuti organici, denti, ossa. Quanto al gruppo sanguigno compatibile: non lo so se all'epoca (negli anni '70) furono fatti esami di questo tipo nei confronti dell'ex imputato. Ma è doveroso farti sapere che gli esami che si facevano una volta sui gruppi sanguigni in ambito forense, con il sistema AB0, si sono rivelati, con il progresso della Genetica forense, imprecisi e poco dirimenti. E l'attribuzione di un gruppo sanguigno veniva fatto esclusivamente con l'occhio dell'operatore di laboratorio, senza alcuna assistenza computerizzata. Solo gli esami di oggi, che servono ad arrivare al DNA e non più al gruppo sanguigno, sono dunque affidabili, precisi, certi. Come del resto è scritto anche nella Relazione di Genetica forense depositata alla Procura della Repubblica di Napoli il 16 novembre 2011 e firmata dalla dott.ssa Marina Baldi, Genetista forense.

      Elimina
  6. La puntata di lunedi si potrà rivedere?

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. Il periodico "Stop", in uscita questa settimana, pubblica una intervista rilasciata dalla dott.ssa Marina Baldi, Genetista forense, sul caso della strage di via Caravaggio.

    RispondiElimina
  9. http://www.lapadania.net/Detail_News_Display?ID=3985&typeb=0&Napoli-via-Caravaggio-la-svolta-dopo-39-anni-

    RispondiElimina
  10. Mi è piaciuto l'approfondimento che è stato dedicato al caso da I fatti vostri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, molto ben condotto; interessante anche la tesi del "lei era presente sul luogo del delitto..."

      Elimina
    2. Indubbiamente è nell'interesse della persona identificata spiegare il perché. Quello che si può dire è che questo profilo, questo DNA, è stato trovato dalla Scientifica su 4 mozziconi di sigaretta presenti sulla scena del triplice delitto e di marca diversa da quella che fumava allora la persona oggi identificata e poi è stato trovato su uno strofinaccio da cucina che era presente anch'esso sulla scena del triplice delitto e macchiato di sangue. Vogliamo mettere da parte opinioni e valutazioni personali e vogliamo rispettare la sentenza definitiva del marzo 1985 ma allo stesso tempo questi sono dati di fatto. Poi c'è stata anche una contraddizione in più "riprese" temporali: perché la persona identificata disse a Telefono Giallo (23/12/1988) di essere stato in casa Santangelo solo il 2 ottobre 1975; a fine aprile 2014 suo fratello ha scritto (in una lettera pubblicata ne Il Mattino di Napoli) che non c'era rapporto di frequentazione tra la persona identificata e quella casa; quando è saltata fuori la notizia del 28 agosto di quest'anno, la persona identificata ha detto che c'era un rapporto tra lui e quella casa e quindi per tale motivo, a suo dire, quel DNA suo non proverebbe niente. Dimenticando però (nel dire questa cosa di fine agosto scorso) che tale profilo è stato trovato su sigarette di marca diversa dalle sue di allora e nel sangue su uno strofinaccio da cucina.

      Elimina
  11. Ora non resta che aspettare "Chi l'ha visto"...

    RispondiElimina