Pubblico il testo di una intervista che mi ha
recentemente rilasciato l'avvocato Lucio Migliarotti. L'avvocato Migliarotti svolgeva, 40 anni fa, l'incarico (da lui assunto nel 1965) di consulente legale per il Villaggio Lauro ed ebbe modo di conoscere Domenico Santangelo, dipendente del Villaggio
Lauro tra l'inizio degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.
-Buongiorno
avvocato. La ringrazio per aver deciso di concedermi cortesemente questa
intervista.
Grazie a lei.
-Avvocato,
può spiegare di cosa si occupava esattamente Domenico Santangelo per conto del
Villaggio Lauro?
Domenico Santangelo
occupava un ufficio (nel quale vi erano anche due collaboratori, mi sembra di
ricordare che si chiamassero Angelo e Carlo) che si trovava in un edificio sito
tra via Terracina e via Giacomo Leopardi, a Napoli. E' nel quartiere di
Fuorigrotta, nel cuore del rione Lauro. Questo ufficio gestiva
l'amministrazione condominiale di 83 palazzine del rione Lauro. Quindi tra le
varie attività che facevano capo ai compiti di Santangelo c'erano anche il
rinnovo fitti e la segnalazione di morosità.
-Per
quel che lei ricorda, come erano i rapporti tra il Santangelo e i suoi colleghi
e datori di lavoro?
Non ho mai saputo di
lamentele giunte nei confronti di Santangelo. Si limitava al suo lavoro e lo
svolgeva in maniera ligia. In una occasione, ricordo che il Santangelo si
candidò anche come consigliere comunale presentandosi con "Destra
nazionale", il partito politico al quale aveva aderito l'armatore Achille
Lauro. Non fu eletto però si prese lo stesso una bella soddisfazione: mi pare
che raccolse 1.100 o 1.150 voti di preferenza nel solo rione Lauro. Anche noi
fummo molto contenti di questa cosa e ci congratulammo felicemente con lui.
-Per
come lo ha conosciuto, avvocato, cosa può dirci sulla persona di Domenico
Santangelo?
Era una persona gentile e
signorile. Un buon uomo. Veramente una brava persona. Una persona per bene. Non
ho mai dubitato della sua onestà e correttezza e non ho mai avuto, neanche
lontanamente, il sospetto o l'impressione che lui potesse essere una persona
dalla doppia vita o che comunque potesse nascondere qualcosa di misterioso.
-Qualche
volta, avvocato, sono state fatte delle vaghe ipotesi: c'è chi ha pensato (in
passato) che ad esempio il Santangelo operasse dei prestiti in favore di
qualcuno.
Personalmente lo escludo. Domenico
Santangelo si accontentava della sua condizione finanziaria, lo vedevo come uno
che viveva in maniera felice e per quel che mi risulta faceva una vita modesta.
E non ritengo che maneggiasse grosse cifre di denaro con il suo lavoro:
riscuoteva fitti che non arrivavano a più di 20.000 lire massimo dell'epoca. E
non girarono mai voci su di lui che potessero riguardare tentativi di
corruzione, accettati, nei suoi confronti (eventualità non infrequente per chi
si occupa di attività di questo tipo). Quindi le lascio immaginare che persona era.
-Avvocato,
si diceva che il Santangelo era un pò millantatore. Voleva dare a credere di
essere più di quel che era. Lei, per come lo ha conosciuto, cosa può dirci al
riguardo?
Escludo anche questo sinceramente.
Era una persona signorile, che vestiva bene, aveva parentele importanti (il suo
patrigno era vice questore, da quanto ricordo) ma non millantava nulla sul suo
posto di lavoro. Certamente è inevitabile che chi si occupa di una attività
come quella di amministratore di condominio si sente rivestito di un certo
ruolo di responsabilità e quindi si può anche sentire importante sotto certi
punti di vista. Ma il Santangelo non era tipo da millantare qualcosa, per come
l'ho conosciuto io. Qualche volta noi del Villaggio Lauro lo chiamammo "dottore" (ad esempio quando ci congratulammo con lui per i voti di preferenza presi quando si candidò come consigliere comunale), anche se non aveva conseguito la laurea, ma in modo affettuoso, per amicizia.
-Avvocato,
verso il 1972 (lei tra l'altro fu anche sentito negli uffici della Squadra
Mobile di Napoli, il 2 dicembre 1975, su questo episodio specifico) il rapporto
di lavoro tra Domenico Santangelo e il Villaggio Lauro si interruppe però. I
funzionari della ragioneria della flotta Lauro rilevarono un ammanco di cassa e
il genero dell'armatore Achille Lauro, il comandante Dufour, invitò Domenico
Santangelo a chiarire la circostanza (evidentemente sospettava di lui). Dopo
tale invito, il Santangelo presentò invece una lettera di dimissioni e andò
via. Lei può chiarirci meglio questo episodio?
Sfortunatamente no. E non
perchè i miei ricordi sono sbiaditi ma perchè non ho conosciuto nei dettagli
questo episodio. Posso solo dirle che talvolta il Santangelo mi
telefonava e mi portava a conoscenza di alcuni contrasti avuti con il Dufour, dicendomi di essere stato trattato male da lui e chiedendomi di
intervenire per aggiustare la situazione. Per il resto, posso solo dirle che è
un episodio che mi meraviglia perchè il Santangelo era una persona molto
corretta e molto onesta e anzi mi contattava spesso per segnalarmi le morosità
degli inquilini dei palazzi del rione Lauro. Tant'è vero che non mi sembra che
emersero prove per poterlo accusare di questo ammanco di soldi. Può anche darsi
che lui volle lasciare l'incarico dopo l'invito del comandante Dufour perchè si
sentì offeso per essere stato raggiunto da un sospetto così grave.
-Lei
ha avuto modo di conoscere anche i familiari di Domenico Santangelo?
Una volta lo vidi assieme
ad una ragazzina che penso fosse la figlia, Angela. Angela all'epoca poteva
avere 13, 14 anni. La riconobbi poi attraverso le foto sui giornali, quando
uscì la notizia della strage.
-Dopo
la fine del rapporto di lavoro tra il Santangelo e il Villaggio Lauro, lei ebbe ancora modo di sentire o di vedere il signor Domenico?
No.
-Come
venne a conoscenza del tragico accaduto?
Una mattina stavo
rientrando o uscendo da un palazzo e fui raggiunto da un mio amico che mi fece
leggere un giornale con questa notizia della strage. Mi disse "Hai visto
cosa è successo?". E una delle vittime era appunto Domenico Santangelo.
-Ne
parlaste al Villaggio Lauro?
Si. Rimanemmo tutti
sconvolti e molto dispiaciuti per Santangelo. Ricordo che tutti dicemmo
"Povero Domenico, non se lo meritava. Non meritava una fine così".
-Lei
che opinione ha su questa strage? pista-"affaristica" o
pista-"privata"?
Non penso a motivi che
possono avere a che fare con soldi, interessi finanziari ecc. . Escludo che
Domenico Santangelo potesse essere rimasto coinvolto in storie oscure di soldi
e affari. Penso ad una pista privata.
-Un'ultima
domanda avvocato: a detta di un addetto ai lavori del caso (l'avv. Mario Zarrelli; n.d.r.) nell'appartamento del triplice delitto, furono rinvenuti, sul
pavimento del salotto, alcuni frammenti di vetro provenienti da occhiali per la
vista. Questo farebbe pensare che quei frammenti provenissero
da occhiali per la vista, fissi, che portava l'assassino. Anche perchè gli
occhiali di Domenico Santangelo furono ritrovati intatti. Che lei ricordi, il
Santangelo portava occhiali per la vista fissi o no?
Faceva uso di occhiali per
la vista ma non fissi. Gli occorrevano solo per leggere. Ricordo infatti che
qualche volta gli mostrai dei documenti da sottoporre alla sua lettura e lui di
proposito prese degli occhiali da vista e se li appoggiò sulla punta del naso
per leggere quei documenti.
-Grazie
avvocato.
Grazie a lei.
Daniele Spisso
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