E' una domanda che dobbiamo porcela perchè grazie alla
testimonianza di Santino Simonetti, che ha riportato in attualità le
dichiarazioni rilasciate da sua madre (Caterina Simonelli) agli inquirenti nel
1975, è emerso (o è riemerso) un dato inquietante: e cioè che tra le ore 3:00 e
le ore 5:00 del mattino del 31 ottobre 1975 furono da lei avvertiti,
nell'appartamento al quarto piano di via Caravaggio 78, i passi di due persone.
Che operavano con determinazione e in punti diversi della casa, contemporaneamente.
Se questo scenario corrisponde a ciò che realmente è accaduto durante quella
notte di orrori, due sono le conclusioni possibili: o l'assassino, all'1:00 del
mattino, lasciò l'appartamento e vi tornò due ore dopo con un complice oppure
l'assassino contattò il suo complice da casa Santangelo dopo la strage e lo
attese lì per due ore. Alle 5:00 del mattino l'assassino e il complice lasciano
definitivamente casa Santangelo. Per quale motivo (ad accettare questo
scenario) l'assassino avrebbe avuto bisogno di un complice? Quando, nel corso
delle mie ricerche, interpellai il Dott. Fausto Esposito (nel novembre 1975 il
Dott. Esposito era stato da poco nominato sostituto Procuratore a Napoli e
partecipò al sopralluogo in via Caravaggio la sera dell'8 novembre - quando
furono scoperti i cadaveri della famiglia Santangelo) questi mi fece capire
d'aver avuto l'impressione che in quella casa vi fossero, in giro, come dei
falsi indizi. Ovvero: elementi "creati ad arte" per depistare o per
cercare di depistare le indagini. Già sappiamo, per motivi cronistici, che
questa fu una forte convinzione della Procura della Repubblica di Napoli nel
1975. Gli elementi con i quali la Procura di Napoli cercò di dimostrare questa
propria convinzione si rivelarono però non accettabili e anche discutibili:
perchè ufficialmente gli investigatori conclusero che il depistaggio, la
costruzione di falsi indizi, si era verificato 24 ore dopo la strage (la notte
tra il 31 ottobre ed il 1° novembre 1975) sulla base di una testimonianza
arrivata (in maniera sospetta) solo nel maggio del 1976 (e dopo l'arresto di
Domenico Zarrelli) per intervento di un vigile urbano, tale Arfè. 24 ore dopo
un delitto, quando il sangue già si è coagulato, è impossibile
"stampare" false impronte di scarpa dentro imbrattamenti ematici (mi
è stato confermato da un Medico legale che ho interpellato nel corso delle mie
ricerche). Il vigile urbano Arfè fornì una versione che non trovò riscontri
oggettivi e si rivelò anche essere un teste poco "raccomandabile":
perchè aveva precedenti per estorsione (in seguito riportò una condanna per
questo reato). Però, detto questo, vale la pena chiederci ugualmente: un
depistaggio comunque può essersi verificato? La notte stessa in cui fu compiuta
la strage (30-31 ottobre 1975)? E' stato il complice dell'assassino a firmare
questo sviamento delle indagini? Certo è che la testimonianza della signora
Caterina Simonelli lascia comunque pensare una cosa del genere. O comunque ci
porta, a questo punto, su un tremendo dubbio: in un secondo momento sarebbe
intervenuto qualcun altro che, con l'assassino presente insieme a lui, si è
messo a "trafficare" in quella casa. Che l'obiettivo dei due fosse o
meno lo sviamento delle indagini. Consideriamo che passano due ore dall'arrivo
del complice e che quest'ultimo e l'assassino restano in quella casa per due
ore. Sulla base di quanto ha potuto udire la signora Simonelli. Un indizio
molto importante, che all'epoca fu trovato in quella casa, riguardava le
impronte di scarpa "stampate" nel sangue. Erano impronte
dell'assassino lasciate inavvertitamente? Erano impronte lasciate ad arte
dall'assassino o dal suo complice per sviare le indagini? Erano impronte di
scarpa lasciate inavvertitamente dal complice? Quest'ultima ipotesi non
possiamo scartarla. Se lo scenario del "complice" corrisponde a
quanto realmente accaduto chi può essere stato a muoversi in quella casa (oltre
l'assassino) tra le 3:00 e le 5:00 del mattino del 31 ottobre 1975? Certamente
(istintivamente) il pensiero corre alla pista-Turro: il malavitoso calabrese,
finto Ingegnere, coinvolto nella storia misteriosa (e sinistra) della casa di
campagna di proprietà di Gemma Cenname datagli in locazione nel febbraio 1975.
Il pensiero corre a questa pista per due ragioni: Annunziato Palmiro Turro era
un delinquente e se ha agito lo ha fatto sicuramente anche per proteggere
loschi interessi altrui; Angela Santangelo, due giorni prima di morire, parlò
in ufficio di un Ingegnere e della sicurezza di sapere che sarebbe morta
"scannata". Per quanto riguarda la pista-De Laurentiis invece?
Sarebbe stato facile per quest'altro potenziale sospettato (il medico Inam) procurarsi
nel cuore della notte un complice (e chi?) che lo aiuti a
"trafficare" in quella casa per oscuri motivi? Se c'è stato un
complice, questi ha accettato di aiutare l'assassino a fare qualcosa in quella
casa, in un secondo momento, per due sole ragioni: affari (o comunque interessi) in comune; rapporti
familiari in comune. Nessun assassino si rivolge, se dovesse avere bisogno di un complice, ad una persona a lui estranea e che in ogni caso non condivide con lui qualcosa che ha a che fare direttamente o indirettamente con un reato commesso. Infine dobbiamo chiederci: perchè chi operò in via
Caravaggio adagiò una vestaglia celeste sulla pozza di sangue formatasi sul pavimento
della camera da letto matrimoniale, ai "piedi" del letto sul quale
era adagiato e avvolto in lenzuola e sotto una coperta il cadavere di Angela
Santangelo? La vestaglia si trovava su quella pozza ematica per caso? La mise lì l'assassino perchè non sopportava la vista del sangue? La mise lì l'assassino per
evitare che si notasse l'impronta di scarpa "stampata" nella pozza?
(Ma escludiamolo perchè sarebbe stata scoperta comunque - e così avvenne
infatti. E comunque sarebbe bastato "cancellarla" subito) O c'era qualche altro motivo? Una nuova inchiesta dovrà occuparsi a
mio avviso anche di questa serie di elementi "collaterali".
Daniele Spisso
Grazie per questa pagina Tenebre ci stavo appunto pensando anche io quando ci hai informati della notizia delle analisi sull'asciugamano macchiato di sangue.
RispondiEliminaAnche per questo ribadisco con forza ciò che ti ho già detto commentando l'altra notizia.. E se, dalle analisi dei reperti, saltasse fuori proprio il complice?
Peccato che nel 1975 la allora Sip non poteva controllare il traffico telefonico: si sarebbero potute verificare le telefonate in uscita (dico in uscita perchè una eventuale chiamata in entrata la signora Simonelli insonne se la sarebbe ricordata) dal telefono di casa Santangelo per appurare se il mostro avesse chiamato il complice. Anche questo tipo di "gesto" avrebbe portato ad un modus operandi, a delle ipotetiche piste più specifiche.
Qualora il mostro fosse il Turro è plausibile pensare che il complice fosse già nelle vicinanze pronto ad agire (e quindi si spiega il motivo per cui l'assassino si è affacciato dalla finestra e magari non ha avuto bisogno di telefonare).
Ma qualora l'assassino fosse il De Laurentiis è probabile che possa aver chiamato qualcuno al telefono quella notte. Ma chi? Purtroppo a suo tempo gli inquirenti non indagarono a fondo, perchè anche quella del presunto complice è un'altra pista trascurata ma che avrebbe potuto raccontare molto anche per rispondere alla domanda numero DUE per eccellenza: PERCHE'? Perchè la famiglia Santangelo è stata atrocemente scannata?
Mi spiego. Ovviamente, come dice giustamente Tenebre, chi non appartiene alla malavita ha serie difficoltà a procurarsi una persona talmente fidata e talmente scapestrata forse da intervenire in piena notte per trafficare in un appartamento ove ci sono 3 morti ammazzati, per aiutare il proprio "amico" e creare forse depistaggi, a "sistemare" probabilmente i poveri coniugi nella vasca e rischiando che le proprie impronte vengano trovate ed essere altrettanto accusato di concorso in omicidio.
Dunque l'unica conclusione a cui si potrebbe giungere è che probabilmente, anzi, quasi sicuramente, chi si fa coinvolgere in qualcosa di così mostruoso è perchè potrebbe avere anche questa persona qualcosa da perdere. E se il sospettato fosse giusto ma il movente sbagliato? E se il De Laurentiis fosse coinvolto in qualcosa di losco sul posto di lavoro che,se scoperto, avrebbe mandato a fondo lui e qualcun altro? Magari la stessa Angela, passando molto tempo con il medico, avrebbe potuto notare o venire a conoscenza inavvertitamente di qualcosa di veramente scottante? Non dimentichiamo che l'assassino trafugò un diario nella camera di Angela. Non credo che il Turro sapesse che era abitudine di Angela di annotare tutto in quelle pagine (a meno che non vi sia "incappato" inavvertitamente in uno di essi mentre cercava qualcos'altro nella casa quella notte degli orrori). Se davvero una persona considerata "per bene" e rispettabile si è potuta trasformare in un mostro omicida, vuol dire che questo aveva molto, moltissimo da perdere e per questo tutte le piste, ogni probabile movente devono essere considerate.
Infine, ma non da ultimo, queste persone hanno diritto di avere giustizia ed una verità. Purtroppo, a meno che le nuovi indagini non rivelino un colpo di scena con un colpevole insospettabile o comunque poco considerato nelle indagini, l'assassino non pagherà mai con la galera. Ma se il complice fosse ancora vivo? Anche lui ha le sue colpe, ma, almeno lui, potrà regalare alla memoria dei Santangelo quel perchè, quella verità che, anche se dopo 40 anni, meritano che venga svelata.
Anche Domenico Zarrelli la merita, non ce lo dimentichiamo.
L'esame di laboratorio sull'asciugamano trovato macchiato di sangue è molto importante perché le tracce ematiche sono fondamentali sulla scena dell'omicidio per poter risalire, con un po' di fortuna, al (adesso) profilo genetico dell'assassino. Tanto più quando un delitto è stato compiuto anche o solo con un oggetto da punta e taglio. Perché quando viene adoperato un oggetto da punta e taglio può capitare che l'assassino si ferisce. E quindi può capitare che anche lui subisce una perdita ematica e che il suo sangue (quando si va a pulire) si va a "nascondere", su un reperto, in mezzo alle tracce ematiche che appartengono alle vittime. Se la Procura di Napoli non è arrivata ad un risultato utile prima o poi lo comunicherà secondo me. Se è arrivata invece ad un risultato utile, può darsi che ha deciso di disporre una doppia verifica (per ottenere maggiore certezza sul dato) e che poi deve preparare una lista di persone sulle quali procedere a comparazioni genetiche. E quindi potrebbero essere per via di tutte queste operazioni che gli inquirenti, per adesso, ancora non possono comunicare nulla pubblicamente. Per quanto riguarda la finestra: può essere che l'assassino ha telefonato al complice e può essere che lo ha aspettato mettendosi vicino a quel davanzale. Cosìcchè: nel momento in cui il complice è giunto in via Caravaggio, come da accordi telefonici si è fatto notare dall'assassino passando in corrispondenza del balcone e si è fatto aprire il portone del palazzo con il citofono dell'appartamento senza dover bussare. In modo tale da non produrre nessun rumore sotto al palazzo nel cuore della notte.
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