Gentili lettori, il link che troverete sotto vi permetterà di accedere alla puntata che il programma "Notte Criminale" (Metropolis Tv) dedicò, lo scorso 2 novembre, al caso della strage di via Caravaggio. Buona visione.
http://www.youtube.com/watch?v=882BQ2sIE_k&feature=fvsr
Daniele Spisso
venerdì 30 novembre 2012
venerdì 23 novembre 2012
Italia Criminale dedica un articolo alla strage di via Caravaggio
Gentili lettori, il portale Italia Criminale ha dedicato, lo scorso 18 novembre, un articolo alla strage di via Caravaggio. Sono molto contento di questa iniziativa perchè è importante continuare a fare tutto il possibile per riportare assolutamente al centro dell'attualità questa terribile vicenda. E' il modo migliore non solamente per impedire che questa storia sia nuovamente dimenticata ma anche per continuare a chiedere Giustizia attraverso l'apertura di una ufficiale, nuova indagine che possa adesso avvalersi delle nuove potenzialità nel campo delle Scienze forensi con lo scopo di cercare eventuali tracce biologiche utili sui reperti (ancora conservati) della scena del delitto. Per aver posto l'accento su questo punto fondamentale, ringrazio l'autore dell'articolo di Italia Criminale.
*L'articolo:
http://www.italiacriminale.it/la-strage-di-via-caravaggio/
Daniele Spisso
*L'articolo:
http://www.italiacriminale.it/la-strage-di-via-caravaggio/
Daniele Spisso
giovedì 15 novembre 2012
Riflessioni
Penso che un punto fermo delle nostre analisi e interpretazioni sul caso della strage di via Caravaggio è il seguente:
-la sera del 30 ottobre 1975 la famiglia Santangelo non aveva concordato un appuntamento in casa propria con l'assassino. La visita dell'ospite/omicida era insomma del tutto inaspettata per le vittime.
Perchè quando l'assassino si presenta al numero 78 di via Caravaggio, alle 23:30 circa, Domenico Santangelo e Gemma Cenname stanno cenando e Angela Santangelo è a letto, influenzata. Le vittime non si trovano assolutamente nelle condizioni per poter ricevere un ospite atteso. Considerando anche l'ora tarda. In un certo senso, a sostegno di ciò abbiamo anche il contenuto della lettera che Angela scrive al suo fidanzato Nicola Sceral tra le 22.00 e le 22:30 di quella tragica sera. La lettera, infatti, si conclude con la frase di Angela "Sono le 22:30. Chiudo perchè si è fatto tardi e mi auguro di dormire. Riprenderò domani mattina". Questa frase denota l'assenza di un clima di tensione e di preoccupazione in casa Santangelo durante quelle ultime ore: quasi certamente nessuna delle vittime (tanto più Angela) immagina che potrebbe accadere qualcosa di grave di lì a poco dopo. Tanto che la stessa Angela sta per andarsene a letto e sa che l'indomani potrà tornare a scrivere a Nicola.
A meno di non voler considerare questa vaga ipotesi: la visita dell'assassino era stata concordata con i Santangelo ma ad un orario diverso. I Santangelo, dunque, sospendono la cena in attesa dell'arrivo del loro ospite: questi, però, non si presenta più e allora le vittime iniziano a cenare sul tardi, dopo le ore 23:00. Sarà solo intorno alle 23:30, con notevole ritardo, che le vittime riceveranno la sua visita. Domenico Santangelo si alza da tavola e gli apre la porta di casa.
Questo punto si sarebbe potuto chiarire meglio se gli inquirenti avessero ricostruito (se possibile) le abitudini in casa delle vittime per quel che riguardava l'orario solito di cena che loro seguivano. O si sarebbe potuto risolvere se avessero ricostruito più dettagliatamente i loro movimenti per il pomeriggio-sera del 30 ottobre.
-Altre riflessioni che dobbiamo porci sono le seguenti: Domenico Santangelo riceve l'assassino (se questi è effettivamente inatteso) per cortese ospitalità o perchè ritiene che sia l'occasione (a quel punto) di discutere con lui di qualcosa di importante? Di necessario?
Per adesso ancora non lo sappiamo, purtroppo. E' valida, al momento, sia la prima che la seconda ipotesi. Può anche darsi che Domenico Santangelo (in questo caso) non rimanda indietro l'ospite inatteso perchè nei confronti di questi vi è una certa considerazione particolare: entra in casa una persona importante, stimata, benvoluta.
Di certo era qualcuno che i Santangelo conoscevano. E l'ospite conosceva bene loro. Se non era un amico di famiglia, si trattava ugualmente di una persona che sapeva con precisione dove le vittime abitavano e aveva avuto rapporti con loro.
-La strage non è premeditata, quindi neanche l'assassino immagina di doversi trasformare in un Mostro, quella sera. Se fosse premeditata la strage, l'assassino avrebbe portato con se armi proprie o improprie. Non lo fa invece. Adopera un corpo contundente da salotto o da camera da letto (un sopramobile) e un coltello da cucina, presi sul posto. In quella abitazione.
-L'omicida si reca in casa Santangelo alle ore 23:30 perchè solo in quel momento si è liberato da impegni precedenti, per abitudini sue quando deve far visita a qualcuno che conosce o perchè vuole farsi poco notare, attraversando strade poco affollate? E' un quesito che merita qualche considerazione a mio avviso.
-Domenico Santangelo è colui che riceve l'ospite e che lo fa accomodare nello studio, dove discuteranno? Molto probabilmente è lui a riceverlo ma non possiamo essere altrettanto sicuri del fatto che la discussione destinata a sfociare e a degenerare in una spaventosa aggressione (che segnerà l'inizio del massacro) ha avuto luogo tra loro due.
Gli elementi oggettivi raccolti nello studio di Domenico Santangelo depongono a sfavore dell'ipotesi, infatti: davanti alla scrivania non vi erano sedie o poltrone, tranne la poltroncina sulla quale era adagiato il cagnolino Dick (lo si deduce dalla presenza di una coperta semidistesa e da quella di un ossicino di gomma per cani) e che si trovava in posizione laterale rispetto alla scrivania. Su quest'ultima, poi, vi era un solo bicchiere con residui di liquore (generalmente, si tiene compagnìa ad un ospite quando gli si offre da bere). Dietro la scrivania, ancora, viene trovata sul pavimento una macchina da scrivere lontana dalla sua abituale postazione. Questo farebbe pensare che Domenico Santangelo si apprestava ad impiegarla o a riporla.
Queste considerazioni, naturalmente, non devono però neanche far escludere a tutti i costi una discussione tra Domenico Santangelo e l'assassino: l'utilizzo di un sopramobile come arma impropria impiegata all'inizio del massacro, restringe il campo delle possibilità a Domenico e ad Angela. Se l'assassino avesse iniziato la strage da Gemma Cenname (la seconda moglie di Domenico) molto probabilmente avrebbe fatto ricorso ad un coltello da cucina (la Cenname si trovava in cucina al momento della strage), da subito (e non in una seconda fase).
Quindi o il sopramobile proveniva dallo studio (in tal caso: l'assassino discuteva con Domenico Santangelo, dato che il Santangelo era nello studio al momento della strage) o proveniva dalla camera da letto matrimoniale (in tal caso: l'assassino discuteva con Angela Santangelo, dato che Angela era nella camera da letto matrimoniale al momento della strage).
Inoltre, Domenico e Angela vengono colpiti frontalmente. Gemma Cenname, invece, di spalle o quasi.
Secondo l'indagine del '75-'76 è dalla scrivania di Domenico Santangelo, nello studio, che risulterebbe esserci stato qualcosa "fuori posto": un sopramobile che a quanto pare mancava all'appello. Sugli oggetti poggiati sugli altri mobili dell'appartamento (inclusa la camera da letto matrimoniale), invece, mancano dati investigativi di riferimento.
-Perchè l'assassino vuole impedire che la strage sia scoperta quanto prima possibile, compiendo spaventose operazioni per far rallentare la putrefazione dei cadaveri e, prima ancora, sopprimendo anche il cagnolino Dick? L'unica ragione può stare nel fatto che il colpevole aveva bisogno di guadagnare tempo, per qualche motivo preciso. Aveva bisogno di "riprendere fiato" perchè temeva, evidentemente, che sarebbe stato più facile smascherarlo se la strage fosse stata scoperta quanto prima possibile o subito.
Probabilmente era sua intenzione far credere che i Santangelo si fossero allontanati fuori città per un certo numero di giorni. Perciò stacca l'interruttore della corrente elettrica. Questo potrebbe significare che lui conosceva le loro abitudini e che sapeva del fatto che i Santangelo disponevano di contatti fuori sede. Presso i quali fare riferimento quando sollevati da impegni personali o di lavoro.
-Il fatto che l'assassino frughi nella camera da letto personale di Angela Santangelo significa una cosa ben precisa: sapeva che la ragazza poteva nascondere, anche inconsapevolmente, tra gli oggetti che la riguardavano, un qualcosa che avrebbe potuto fungere da elemento di prova a suo carico.
Daniele Spisso
-la sera del 30 ottobre 1975 la famiglia Santangelo non aveva concordato un appuntamento in casa propria con l'assassino. La visita dell'ospite/omicida era insomma del tutto inaspettata per le vittime.
Perchè quando l'assassino si presenta al numero 78 di via Caravaggio, alle 23:30 circa, Domenico Santangelo e Gemma Cenname stanno cenando e Angela Santangelo è a letto, influenzata. Le vittime non si trovano assolutamente nelle condizioni per poter ricevere un ospite atteso. Considerando anche l'ora tarda. In un certo senso, a sostegno di ciò abbiamo anche il contenuto della lettera che Angela scrive al suo fidanzato Nicola Sceral tra le 22.00 e le 22:30 di quella tragica sera. La lettera, infatti, si conclude con la frase di Angela "Sono le 22:30. Chiudo perchè si è fatto tardi e mi auguro di dormire. Riprenderò domani mattina". Questa frase denota l'assenza di un clima di tensione e di preoccupazione in casa Santangelo durante quelle ultime ore: quasi certamente nessuna delle vittime (tanto più Angela) immagina che potrebbe accadere qualcosa di grave di lì a poco dopo. Tanto che la stessa Angela sta per andarsene a letto e sa che l'indomani potrà tornare a scrivere a Nicola.
A meno di non voler considerare questa vaga ipotesi: la visita dell'assassino era stata concordata con i Santangelo ma ad un orario diverso. I Santangelo, dunque, sospendono la cena in attesa dell'arrivo del loro ospite: questi, però, non si presenta più e allora le vittime iniziano a cenare sul tardi, dopo le ore 23:00. Sarà solo intorno alle 23:30, con notevole ritardo, che le vittime riceveranno la sua visita. Domenico Santangelo si alza da tavola e gli apre la porta di casa.
Questo punto si sarebbe potuto chiarire meglio se gli inquirenti avessero ricostruito (se possibile) le abitudini in casa delle vittime per quel che riguardava l'orario solito di cena che loro seguivano. O si sarebbe potuto risolvere se avessero ricostruito più dettagliatamente i loro movimenti per il pomeriggio-sera del 30 ottobre.
-Altre riflessioni che dobbiamo porci sono le seguenti: Domenico Santangelo riceve l'assassino (se questi è effettivamente inatteso) per cortese ospitalità o perchè ritiene che sia l'occasione (a quel punto) di discutere con lui di qualcosa di importante? Di necessario?
Per adesso ancora non lo sappiamo, purtroppo. E' valida, al momento, sia la prima che la seconda ipotesi. Può anche darsi che Domenico Santangelo (in questo caso) non rimanda indietro l'ospite inatteso perchè nei confronti di questi vi è una certa considerazione particolare: entra in casa una persona importante, stimata, benvoluta.
Di certo era qualcuno che i Santangelo conoscevano. E l'ospite conosceva bene loro. Se non era un amico di famiglia, si trattava ugualmente di una persona che sapeva con precisione dove le vittime abitavano e aveva avuto rapporti con loro.
-La strage non è premeditata, quindi neanche l'assassino immagina di doversi trasformare in un Mostro, quella sera. Se fosse premeditata la strage, l'assassino avrebbe portato con se armi proprie o improprie. Non lo fa invece. Adopera un corpo contundente da salotto o da camera da letto (un sopramobile) e un coltello da cucina, presi sul posto. In quella abitazione.
-L'omicida si reca in casa Santangelo alle ore 23:30 perchè solo in quel momento si è liberato da impegni precedenti, per abitudini sue quando deve far visita a qualcuno che conosce o perchè vuole farsi poco notare, attraversando strade poco affollate? E' un quesito che merita qualche considerazione a mio avviso.
-Domenico Santangelo è colui che riceve l'ospite e che lo fa accomodare nello studio, dove discuteranno? Molto probabilmente è lui a riceverlo ma non possiamo essere altrettanto sicuri del fatto che la discussione destinata a sfociare e a degenerare in una spaventosa aggressione (che segnerà l'inizio del massacro) ha avuto luogo tra loro due.
Gli elementi oggettivi raccolti nello studio di Domenico Santangelo depongono a sfavore dell'ipotesi, infatti: davanti alla scrivania non vi erano sedie o poltrone, tranne la poltroncina sulla quale era adagiato il cagnolino Dick (lo si deduce dalla presenza di una coperta semidistesa e da quella di un ossicino di gomma per cani) e che si trovava in posizione laterale rispetto alla scrivania. Su quest'ultima, poi, vi era un solo bicchiere con residui di liquore (generalmente, si tiene compagnìa ad un ospite quando gli si offre da bere). Dietro la scrivania, ancora, viene trovata sul pavimento una macchina da scrivere lontana dalla sua abituale postazione. Questo farebbe pensare che Domenico Santangelo si apprestava ad impiegarla o a riporla.
Queste considerazioni, naturalmente, non devono però neanche far escludere a tutti i costi una discussione tra Domenico Santangelo e l'assassino: l'utilizzo di un sopramobile come arma impropria impiegata all'inizio del massacro, restringe il campo delle possibilità a Domenico e ad Angela. Se l'assassino avesse iniziato la strage da Gemma Cenname (la seconda moglie di Domenico) molto probabilmente avrebbe fatto ricorso ad un coltello da cucina (la Cenname si trovava in cucina al momento della strage), da subito (e non in una seconda fase).
Quindi o il sopramobile proveniva dallo studio (in tal caso: l'assassino discuteva con Domenico Santangelo, dato che il Santangelo era nello studio al momento della strage) o proveniva dalla camera da letto matrimoniale (in tal caso: l'assassino discuteva con Angela Santangelo, dato che Angela era nella camera da letto matrimoniale al momento della strage).
Inoltre, Domenico e Angela vengono colpiti frontalmente. Gemma Cenname, invece, di spalle o quasi.
Secondo l'indagine del '75-'76 è dalla scrivania di Domenico Santangelo, nello studio, che risulterebbe esserci stato qualcosa "fuori posto": un sopramobile che a quanto pare mancava all'appello. Sugli oggetti poggiati sugli altri mobili dell'appartamento (inclusa la camera da letto matrimoniale), invece, mancano dati investigativi di riferimento.
-Perchè l'assassino vuole impedire che la strage sia scoperta quanto prima possibile, compiendo spaventose operazioni per far rallentare la putrefazione dei cadaveri e, prima ancora, sopprimendo anche il cagnolino Dick? L'unica ragione può stare nel fatto che il colpevole aveva bisogno di guadagnare tempo, per qualche motivo preciso. Aveva bisogno di "riprendere fiato" perchè temeva, evidentemente, che sarebbe stato più facile smascherarlo se la strage fosse stata scoperta quanto prima possibile o subito.
Probabilmente era sua intenzione far credere che i Santangelo si fossero allontanati fuori città per un certo numero di giorni. Perciò stacca l'interruttore della corrente elettrica. Questo potrebbe significare che lui conosceva le loro abitudini e che sapeva del fatto che i Santangelo disponevano di contatti fuori sede. Presso i quali fare riferimento quando sollevati da impegni personali o di lavoro.
-Il fatto che l'assassino frughi nella camera da letto personale di Angela Santangelo significa una cosa ben precisa: sapeva che la ragazza poteva nascondere, anche inconsapevolmente, tra gli oggetti che la riguardavano, un qualcosa che avrebbe potuto fungere da elemento di prova a suo carico.
Daniele Spisso
sabato 3 novembre 2012
"Notte Criminale" su la strage di via Caravaggio
Gentili lettori, vi informo che domenica 4 novembre alle ore 11:00 e lunedì 5 novembre alle ore 12:00 andrà in onda su Metropolis Tv (canale 669 del digitale terrestre) una puntata della trasmissione Notte Criminale interamente dedicata al caso della strage di via Caravaggio.
In studio, la Dott.ssa Mariarosaria Alfieri e la Dott.ssa Antonella Esposito (rispettivamente Presidente e membro dell'associazione culturale Criminalt, che si occupa di Criminologia e Scienze sociali).
Il programma mostrerà una intervista realizzata lo scorso 11 settembre, in via Caravaggio, al Sign. Santino Simonetti, figlio della Sign.ra Caterina Simonelli (nel 1975 condomina nel palazzo del triplice delitto, che la notte tra il 30 ed il 31 ottobre udì un grido soffocato di donna, un tonfo e altri rumori strani e inquietanti provenire da casa Santangelo, tra le ore 23:30 e l'1:00 e poi tra le 3:00 e le 5:00 del mattino).
Daniele Spisso
In studio, la Dott.ssa Mariarosaria Alfieri e la Dott.ssa Antonella Esposito (rispettivamente Presidente e membro dell'associazione culturale Criminalt, che si occupa di Criminologia e Scienze sociali).
Il programma mostrerà una intervista realizzata lo scorso 11 settembre, in via Caravaggio, al Sign. Santino Simonetti, figlio della Sign.ra Caterina Simonelli (nel 1975 condomina nel palazzo del triplice delitto, che la notte tra il 30 ed il 31 ottobre udì un grido soffocato di donna, un tonfo e altri rumori strani e inquietanti provenire da casa Santangelo, tra le ore 23:30 e l'1:00 e poi tra le 3:00 e le 5:00 del mattino).
Daniele Spisso
martedì 4 settembre 2012
La puntata di Telefono Giallo sul caso della strage di via Caravaggio
Gentili lettori, vi comunico che da oggi è possibile prendere visione, attraverso questo blog, della puntata del celebre programma tv d'inchieste giornalistiche sulla cronaca nera Telefono Giallo che fu dedicata, il 23 dicembre 1988, al caso della strage di via Caravaggio. La trasmissione è divisa complessivamente in 12 parti;12 filmati video (della durata di circa un quarto d'ora ciascuno). Buona visione (Daniele Spisso)
http://www.youtube.com/watch?v=kHUdpCcLsbg&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre- 23 dicembre 1988 - prima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=Be60F-ISNho&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - seconda parte)
http://www.youtube.com/watch?v=E8jPh-YshJ8&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - terza parte)
http://www.youtube.com/watch?v=kqD4n1fsx2M&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - quarta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=xA0bHKT4Pio&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - quinta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=gXQmSmxDnJc&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - sesta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=fZQ7yBu0QcU&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - settima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=-LqSY2QFkGs&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - ottava parte)
http://www.youtube.com/watch?v=iQ9TGhd8CEY&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - nona parte)
http://www.youtube.com/watch?v=VbNcfmx4Ruo&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - decima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=rhOUeE32aH8&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - undicesima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=Xp4XMjB0Kls&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - dodicesima ed ultima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=kHUdpCcLsbg&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre- 23 dicembre 1988 - prima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=Be60F-ISNho&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - seconda parte)
http://www.youtube.com/watch?v=E8jPh-YshJ8&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - terza parte)
http://www.youtube.com/watch?v=kqD4n1fsx2M&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - quarta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=xA0bHKT4Pio&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - quinta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=gXQmSmxDnJc&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - sesta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=fZQ7yBu0QcU&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - settima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=-LqSY2QFkGs&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - ottava parte)
http://www.youtube.com/watch?v=iQ9TGhd8CEY&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - nona parte)
http://www.youtube.com/watch?v=VbNcfmx4Ruo&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - decima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=rhOUeE32aH8&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - undicesima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=Xp4XMjB0Kls&feature=g-all-u (Telefono Giallo - Raitre - 23 dicembre 1988 - dodicesima ed ultima parte)
giovedì 30 agosto 2012
Le mie ricerche sul caso - Un anno dopo
Era il 13 luglio 2011 quando decisi di iniziare le mie ricerche sulla vicenda della strage Santangelo. Da un pò di tempo inseguivo l'idea di riaprire questa scioccante storia di sangue del lontano ottobre 1975. In primo luogo, perchè si tratta di un terribile caso di cronaca (davvero cruento e quasi unico nel suo "genere") avvenuto nella mia città, Napoli. In secondo luogo, perchè è un fatto rimasto impunito, senza un colpevole (almeno per adesso ancora - confido infatti di essere un inguaribile ottimista sulla possibilità di venire a capo di un omicidio, anche dopo 60 anni). La mia "investigazione personale", finalizzata a rimettere insieme i pezzi di questa storia per ricomporli come in un puzzle e vedere cosa avrebbero suggerito e cosa avrebbero fatto capire o nella migliore delle ipotesi dimostrato, è stata molto fortunata, devo essere sincero: ho potuto anzitutto beneficiare della disponibilità massima e della grande correttezza dell'avvocato Mario Zarrelli (colui che per 30 anni è stato non solo la memoria storica di questa vicenda perchè coinvolto a livello personale, essendo il nipote di una delle tre vittime di via Caravaggio, ma che è stato anche lo sfortunato protagonista, assieme a suo fratello Domenico soprattutto, di una vicenda investigativa caratterizzata da moltissimi errori). L'incontro con l'avvocato Zarrelli è stato per me molto prezioso perchè ho avuto la possibilità di entrare con la mente in quei fatti, acquisendo dalla viva voce di chi li ha tragicamente vissuti in prima persona tutta la dimensione di una storia inquietante e che allo stesso tempo fa rabbia. Fa rabbia perchè erano tanti gli elementi a portata di mano degli investigatori, già sulla scena del crimine, e ritengo dal mio punto di vista che l'assassino di via Caravaggio è stato il più imperfetto e in realtà il meno astuto di tutti coloro che si rendono responsabili di un crimine. E' stato anche lui un criminale sciocco. Uno che di tracce ne aveva lasciate, in quell'elegante appartamento napoletano trasformato in una casa dell'orrore. Bastava indagare nella vita privata di tutte e tre le vittime per trovare qualcosa (e per ricostruire l'esatta dinamica del fatto - chi, dei tre Santangelo, fu colpito per primo dal folle assassino) e bastava dare una identità a quelle tracce trovate sulla scena del crimine, scavando tra le persone che conoscevano molto bene tutti e tre i Santangelo (non a caso adopero la frase "tutti e tre"). Anzichè costruire invece una teoria sul depistaggio: anzichè ritenere che quelle tracce fossero la conseguenza non del passaggio dell'assassino ma di una operazione fatta da altri, per conto suo, al fine di disorientare gli inquirenti. Questa si chiama forzatura. E non sarebbe stato neanche difficile adempiere a questo compito: visto che i Santangelo erano persone molto riservate, che coltivavano pochissimo la socializzazione e visto che erano pochissime le persone che potevano frequentare quell'elegante appartamento come loro ospiti (tutto ciò naturalmente lo si evince dai dati generali raccolti su di loro nel 1975 da chi di dovere e che abbiamo illustrato attraverso questo blog). E' stata una indagine fortunata anche perchè molto è stato il materiale che sono riuscito ad acquisire (e che mi ha permesso di risalire a una serie di informazioni determinanti e di ricostruirle, in massima parte, come fossero emerse un anno fa anzichè quasi 40 anni fa) e perchè, tranne che in qualche caso, ho trovato ancora alcuni testimoni (oltre l'avvocato Mario Zarrelli già citato) abbastanza disponibili a rilasciarmi dichiarazioni su ciò che ricordavano e su ciò che sapevano. Non nascondo che tutto questo mi ha procurato una grandissima soddisfazione, perchè i miei sforzi finalizzati a rimettere in moto, a far ripartire, una storia che ormai era stata dimenticata da molti (e che tanti non conoscevano neanche - specie quelli della mia generazione, e che non sono di Napoli) e che era considerata "archiviata" sono stati premiati. Non posso dire di più, infatti, ma la Procura di Napoli sta nuovamente seguendo, da 9 mesi, questo caso e ove vi fossero possibilità concrete di effettuare nuovi tentativi si procederà di conseguenza. Sicuramente si potrebbe fare qualcosa per recuperare i reperti della scena del crimine e indirizzarli ai nuovi esami, oggi possibili, in materia di Scienze forensi. Questa è certamente una novità che potrebbe giustificare una ufficiale riapertura del caso da parte dell'autorità competente; proprio perchè nel 1975 non era possibile intervenire in tal senso e proprio perchè, dunque, fino ad oggi mai hanno avuto luogo questi esperimenti scientifici, questi tentativi sui reperti del triplice delitto. Ed è altrettanto importante, e doveroso, sottolineare che vi sono almeno due sospettati del caso (entrati marginalmente ma a buon diritto nell'inchiesta su questa vicenda, a seguito di elementi di sospetto e indizi a loro carico alquanto preoccupanti e seri) sui quali poter effettuare esami di comparazione sul DNA (tentativo chiaramente possibile anche per accertamento su sospettati deceduti nel frattempo). Come spesso vado scrivendo quando mi occupo nel web di casi di cronaca nera, la memoria è una cosa molto importante: ricordare i fatti, ricordare ciò che è accaduto alle vittime, ricordare gli indizi e gli elementi di sospetto, è fondamentale per tenere viva l'attenzione e (soprattutto) per stimolare perennemente un'ansia di ricerca della verità (senza pregiudizi, qualunque essa sia).
Perchè ci sono ancora tre persone ed un cane che sono state brutalmente uccise senza avere giustizia. Perchè c'è un assassino del quale tutti i cittadini devono conoscere l'identità: che sia ancora vivo o che sia già morto. Perchè c'è una persona (Domenico Zarrelli) che è stata sì ripagata di tutto ciò che le è capitato ma che, per troppi anni, ha pagato al posto di questo vero assassino. Domenico Zarrelli è anche lui una vittima di questo assassino: la quarta vittima, come è riportato in una delle sentenze del Tribunale che lo hanno assolto.
Ogni volta che ho la possibilità e l'occasione di passare per via Caravaggio mi soffermo a guardare il palazzo al numero civico 78 e guardo quello che nel 1975 era il balcone di casa Santangelo. Non è facile descrivere le sensazioni che si avvertono, e vi lascio immaginare cosa si può provare entrando nel palazzo e arrivando dinanzi a quelle che erano le porte d'ingresso di casa Santangelo. Vederle come la sera in cui fu scoperta la strage: chiuse, con un silenzio totale che proviene dietro queste. Ma la sensazione più forte è quella di un luogo che rappresenta ancora una ferita aperta, per la giustizia italiana e per la società civile. Nella stanza che si trova dietro quel balcone, dietro le porte d'ingresso degli interni 21 e 22 al quarto piano ci sono ancora davanti agli occhi le immagini del sangue, di due corpi in decomposizione depositati in una vasca da bagno assieme ad un cagnolino, di una giovanissima ragazza avvolta su un letto in un lenzuolo impregnato di sangue. Di un tavolo da cucina apparecchiato per la cena e di una lettera scritta ad un fidanzato: simboli di una tranquillità distrutta d'improvviso da un orrore incredibile e indescrivibile. Una rabbia che è lucidamente esplosa trasformando una persona qualunque in un Jack lo squartatore.
C'è ancora odore di morte dietro quelle porte d'ingresso (ancora oggi identiche come nel 1975, quando il vigile del fuoco, che era entrato in casa Santangelo assieme alla polizia, si avvicinò ad una di esse gridando, al dottor Romano Argenio della Squadra Mobile, che lo attendeva sull'uscio, "Sangue! sangue!").
Quell'odore non scomparirà e quelle immagini di morte non se ne andranno da lì finchè non sapremo chi fu l'assassino di via Caravaggio. Finchè non sapremo chi uccise Domenico, Gemma, Angela, Dick.
Daniele Spisso
Perchè ci sono ancora tre persone ed un cane che sono state brutalmente uccise senza avere giustizia. Perchè c'è un assassino del quale tutti i cittadini devono conoscere l'identità: che sia ancora vivo o che sia già morto. Perchè c'è una persona (Domenico Zarrelli) che è stata sì ripagata di tutto ciò che le è capitato ma che, per troppi anni, ha pagato al posto di questo vero assassino. Domenico Zarrelli è anche lui una vittima di questo assassino: la quarta vittima, come è riportato in una delle sentenze del Tribunale che lo hanno assolto.
Ogni volta che ho la possibilità e l'occasione di passare per via Caravaggio mi soffermo a guardare il palazzo al numero civico 78 e guardo quello che nel 1975 era il balcone di casa Santangelo. Non è facile descrivere le sensazioni che si avvertono, e vi lascio immaginare cosa si può provare entrando nel palazzo e arrivando dinanzi a quelle che erano le porte d'ingresso di casa Santangelo. Vederle come la sera in cui fu scoperta la strage: chiuse, con un silenzio totale che proviene dietro queste. Ma la sensazione più forte è quella di un luogo che rappresenta ancora una ferita aperta, per la giustizia italiana e per la società civile. Nella stanza che si trova dietro quel balcone, dietro le porte d'ingresso degli interni 21 e 22 al quarto piano ci sono ancora davanti agli occhi le immagini del sangue, di due corpi in decomposizione depositati in una vasca da bagno assieme ad un cagnolino, di una giovanissima ragazza avvolta su un letto in un lenzuolo impregnato di sangue. Di un tavolo da cucina apparecchiato per la cena e di una lettera scritta ad un fidanzato: simboli di una tranquillità distrutta d'improvviso da un orrore incredibile e indescrivibile. Una rabbia che è lucidamente esplosa trasformando una persona qualunque in un Jack lo squartatore.
C'è ancora odore di morte dietro quelle porte d'ingresso (ancora oggi identiche come nel 1975, quando il vigile del fuoco, che era entrato in casa Santangelo assieme alla polizia, si avvicinò ad una di esse gridando, al dottor Romano Argenio della Squadra Mobile, che lo attendeva sull'uscio, "Sangue! sangue!").
Quell'odore non scomparirà e quelle immagini di morte non se ne andranno da lì finchè non sapremo chi fu l'assassino di via Caravaggio. Finchè non sapremo chi uccise Domenico, Gemma, Angela, Dick.
Daniele Spisso
giovedì 31 maggio 2012
Archivio video sul caso della strage di via Caravaggio (1999 - 2012)
Gentili lettori, questo post è dedicato alla concentrazione di tutti i servizi televisivi andati in onda [o ai contributi video preparati per il web e pubblicati attraverso il web] tra il 1999 ed il 2012 sul caso della strage di via Caravaggio. Buona visione (Daniele Spisso)
http://www.youtube.com/watch?v=fpyHoq6ggRw (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - prima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=MGK3LvuSGlo (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - seconda parte)
http://www.youtube.com/watch?v=eev8hVPX4Cg (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - terza parte)
http://www.youtube.com/watch?v=mQjs0gyWz-U (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - quarta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=atIJW3uJ_wk (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - quinta ed ultima parte)
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http://www.youtube.com/watch?v=xSJGWDrEVaU&feature=related (Chi l'ha visto? - Raitre - 2 maggio 2012 / le interviste rilasciate da Tino e Cristina Simonetti sono state registrate il 3 febbraio 2012)
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http://www.youtube.com/watch?v=3lu2B796TXU (Unomattina - Raiuno - 31 maggio 2012 / l'intervista rilasciata da Tino Simonetti è stata registrata il 29 maggio 2012)
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http://www.youtube.com/watch?v=KCv2XXY24oc (video preparato dal blog "Delitti e vecchie storie" - pubblicato in You Tube il 30 maggio 2012)
http://www.youtube.com/watch?v=fpyHoq6ggRw (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - prima parte)
http://www.youtube.com/watch?v=MGK3LvuSGlo (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - seconda parte)
http://www.youtube.com/watch?v=eev8hVPX4Cg (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - terza parte)
http://www.youtube.com/watch?v=mQjs0gyWz-U (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - quarta parte)
http://www.youtube.com/watch?v=atIJW3uJ_wk (Blu notte - Raitre - 23 giugno 1999 - quinta ed ultima parte)
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http://www.youtube.com/watch?v=xSJGWDrEVaU&feature=related (Chi l'ha visto? - Raitre - 2 maggio 2012 / le interviste rilasciate da Tino e Cristina Simonetti sono state registrate il 3 febbraio 2012)
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http://www.youtube.com/watch?v=3lu2B796TXU (Unomattina - Raiuno - 31 maggio 2012 / l'intervista rilasciata da Tino Simonetti è stata registrata il 29 maggio 2012)
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http://www.youtube.com/watch?v=KCv2XXY24oc (video preparato dal blog "Delitti e vecchie storie" - pubblicato in You Tube il 30 maggio 2012)
Unomattina e il suo contributo sul caso della strage di via Caravaggio
Anche Unomattina ha dato un essenziale e bel contributo sul caso della strage di via Caravaggio, stamane. Sono molto contento.
Ringrazio moltissimo il teste Tino Simonetti per l'importante apporto che ha
dato anche a Unomattina su questa terribile vicenda che grida giustizia da tutte le parti e per aver citato il DNA come fondamentale nuovo
strumento d'indagine sui reperti della scena del crimine. Continuo ad augurarmi che qualche familiare delle vittime (di Domenico Santangelo, in particolare), ancora vivo, possa farsi avanti verso chi di competenza per esternare il proprio interesse nella riapertura delle indagini e per volerle seguire da vicino. Perchè è molto importante che ciò accada: in un certo senso, infatti, anche l'interesse dei familiari delle vittime è necessario per stimolare e accellerare nuove indagini.
Daniele Spisso
Daniele Spisso
mercoledì 30 maggio 2012
Unomattina 31 maggio 2012 (salvo rimandi)
Gentili lettori, domani il programma televisivo "Unomattina", in onda su Raiuno, potrebbe occuparsi del caso della strage di via Caravaggio. E' prevista una nuova intervista televisiva rilasciata di recente da Tino Simonetti, un testimone (all'epoca 11enne) che abitava nel palazzo del delitto Santangelo proprio nel 1975 e che oggi, come già è successo con Chi l'ha visto? lo scorso 2 maggio, riporta in attualità le utili ed interessanti dichiarazioni che rilasciò all'epoca agli inquirenti sua madre, Caterina Simonelli (colei che dal suo appartamento, sito in posizione sottostante alla casa delle vittime, udì, la notte del 30-31 ottobre, inquietanti rumori compatibili con le azioni dell'assassino) e porta in attualità i drammatici ricordi personali che lui ha dei giorni successivi alla scoperta della strage, caratterizzati da un clima che (per la ferocia di un delitto così misterioso) in tutta Napoli aveva suscitato allarme e in via Caravaggio aveva suscitato autentica paura.
Daniele Spisso
Daniele Spisso
mercoledì 9 maggio 2012
Passaggi verbali d'interrogatorio (1975) dei coniugi De Lillo, conoscenti di Gemma Cenname
-Bruno De Lillo [*professione: Generale medico]
L'anno
1975, addì 11 del mese di Novembre negli uffici della Squadra Mobile della
Questura di Napoli. -
Innanzi
a Noi sottoscritto Sost. Proc. dott. I. Ormanni è presente: DE LILLO Bruno fu
Aurelio e di Teresa Montanaro, nato a Caserta il 16.4.1912, domiciliato in
Napoli Via Lepanto n. 111, il quale interrogato risponde:
"Sono
parente largo della famiglia Cenname e comunque con la signora Gemma sia mia
moglie che io abbiamo avuto rapporti molto frequenti con la Gemma anche perchè
ha assistito come ostetrica le mie figlie. Ricordo che mi fece conoscere il
Santangelo prima del matrimonio per chiedere un parere a me ed a mia moglie e
ricordo anche che non ricevetti un'ottima impressione da questa conoscenza.
Successivamente e cioè da quattro a cinque mesi a questa parte la Cenname era
in uno stato di tensione particolare, mi parlò spesso delle sue perplessità in
merito ai guadagni del marito e del fatto che la casa veniva frequentata da
persone che non le piacevano molto. Mi parlò addirittura della sua
determinazione di separarsi ed a mio giudizio avrebbe già preso da tempo questa
decisione se non fosse stata trattenuta dal pensiero dei pettegolezzi che
sarebbero sorti nel suo paese di origine. Ricordo anche che aveva timore di
essere privata dei suoi gioielli, tanto che dietro sue insistenze nel mese di
luglio di questo anno io l'accompagnai presso l'Agenzia n. 18 del Banco di
Napoli (*viale di Augusto 5/7, Napoli; n.d.r.) per farle aprire una cassetta di sicurezza ed un conto corrente. Ricordo
perfettamente che quel giorno entrò in banca con la borsa che portava sotto il
braccio e in un momento in cui mantenni io la borsa vidi che c'erano dei titoli
ed un involto che conteneva degli oggetti. Dedussi che questi oggetti fossero i
gioielli che lei voleva custodire dato che non entrai nel locale delle cassette
di sicurezza. Fatto sta che al termine della operazione, lei mi disse che si
sentiva più tranquilla ed anzi aggiunse che voleva portare in banca anche la
sua argenteria e addirittura la biancheria di maggior valore. Su queste due ultime
cose io cercai di dissuaderla o comunque di ritardare quanto meno la faccenda
per evitare che il marito e la figliastra potessero avere delle reazioni poco
piacevoli [...] Mi risulta che per due volte a casa di Gemma in Via Mario Fiore
ci sono stati tentativi di effrazione; una volta prima che lei si sposasse con
il Santangelo e l'altra volta dopo il matrimonio, per cui lei e il Santangelo
trasportarono tutta la biancheria da Via Mario Fiore a Via Caravaggio. Penso
che il matrimonio sia avvenuto il 28 ottobre 1974.-
Letto,
confermato e sottoscritto."
NOTA:
[...] risulta (da un
documento della Questura di Napoli allegato al verbale del teste De Lillo;
n.d.r.) che la ostetrica (Gemma Cenname; n.d.r.) dette (all'agenzia 18 del
Banco di Napoli; n.d.r.) l'indirizzo di via Mario Fiore per nascondere il
deposito dei danari ed il noleggio della cassetta di sicurezza al marito e non
ad altri.
-Ada Ianniello [*la teste ebbe un ultimo contatto con
Gemma Cenname proprio la sera della strage, il 30 ottobre 1975. Si sentirono al
telefono alle ore 21:00. La teste riferì di aver sentito la Cenname serena e
tranquilla quella sera]
L'anno
1975, addì 11 del mese di Novembre negli uffici della Squadra Mobile della
Questura di Napoli. -
Innanzi
a Noi sottoscritto Sost. Proc. dott. I. Ormanni è presente la signora: IANNIELLO
Ada, in DE LILLO, fu Giuseppe e fu Amalia Acciavatti, nata a Caserta il giorno
11.8.1919, dom/ta in Napoli Via Lepanto n. 111, la quale opportunamente
interrogata risponde:
"Sono
stata in rapporti molto stretti con Gemma Cenname anche perchè ha assistito al
parto delle mie figlie. Ricordo che ci presentò il Santangelo prima del
matrimonio e ne ricevetti l'impressione di un uomo taciturno e molto riservato.
Poichè la Gemma a volte si confidava con me nei primi mesi di questo anno mi
disse che le cose tra lei e il marito non andavano molto bene e che voleva
separarsi (*anche un amico di vecchia data di Domenico Santangelo, Federico Corrado [che vide il Santangelo l'ultima volta proprio il 30 ottobre 1975 mattina], dichiarò, dopo la scoperta della strage di via Caravaggio, che il Santangelo gli confidava negli ultimi tempi che i rapporti con la seconda moglie si erano fatti tesi e che quindi non erano dei più felici. Corrado aggiunse che circa 15 giorni prima del tragico fatto, Domenico Santangelo gli confidò che stava pensando di dividersi da Gemma Cenname; n.d.r.) anche perchè non riusciva a capire quanto guadagnasse il marito e
come ed anche perchè si sentiva estranea sia al marito che alla figliastra i
quali invece erano molto legati tra loro. Negli ultimi quattro-cinque mesi era
stata presa dal timore di perdere la sua roba, per cui aveva cercato di
metterla in salvo e tramite mio marito riuscì ad ottenere una cassetta di
sicurezza al Banco di Napoli. Ricordo che l'accompagnai ad aprire
contemporaneamente un conto corrente ed a portare della roba nella cassetta che
io non vidi ma che sapevo consistere in titoli e gioielli. Ricordo ancora che
ai primi del mese di ottobre mi chiese di accompagnarla ancora in banca per
tagliare delle cedole a quanto ricordo ed io risposi che non potevo
accontentarla poichè il giorno ero stata alla partita di calcio ed avevo la
febbre. Quindi credo che il discorso sia avvenuto il lunedì. Voi mi dite che la
cassetta di sicurezza è vuota e ciò mi sembra molto molto strano perchè non
credo che dopo aver fatto tanto per ottenere la cassetta proprio per custodirvi
i gioielli li abbia poi tolti di nuovo senza alcun motivo e così breve distanza
di tempo [...] Per quanto riguarda i tentativi di furto in Via M. Fiore (*la Cenname, in via Fiore, possedeva una pistola e dei bossoli
- evidentemente per difesa personale dopo un primo tentativo di furto nel suo studio
privato di ostetrica; n.d.r.) ricordo
che la Gemma ne subì uno prima di sposarsi, forse due anni prima del
matrimonio, e l'altro nei primi mesi del 1975, tanto che portò la sua roba in
Via Caravaggio.
Fatto,
letto e sottoscritto."
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L'anno
1975 addì 12 del mese di novembre negli Uffici della Squadra Mobile della
Questura di Napoli, alle ore 18.-
Innanzi
a noi sottoscritto Sost. Proc. dr. Italo Ormanni è presente IANNIELLO Ada, già
in altri atti generalizzata, la quale nuovamente interrogata dichiara/-
"Riconosco
dai gioielli che mi vengono mostrati alcuni che io ho visto per abitudine ad
indossare da Gemma Cenname od altri che ho regalato lo stocco in varie
occasioni.- Non vedo tra essi alcuna catena e un anello in oro con pietra
intercambiambile.-
Letto
confermato e sottoscritto.-"
Daniele Spisso
martedì 8 maggio 2012
Intervista all'avvocato Lucio Migliarotti
Pubblico il testo di una intervista che mi ha
recentemente rilasciato l'avvocato Lucio Migliarotti. L'avvocato Migliarotti svolgeva, 40 anni fa, l'incarico (da lui assunto nel 1965) di consulente legale per il Villaggio Lauro ed ebbe modo di conoscere Domenico Santangelo, dipendente del Villaggio
Lauro tra l'inizio degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.
-Buongiorno
avvocato. La ringrazio per aver deciso di concedermi cortesemente questa
intervista.
Grazie a lei.
-Avvocato,
può spiegare di cosa si occupava esattamente Domenico Santangelo per conto del
Villaggio Lauro?
Domenico Santangelo
occupava un ufficio (nel quale vi erano anche due collaboratori, mi sembra di
ricordare che si chiamassero Angelo e Carlo) che si trovava in un edificio sito
tra via Terracina e via Giacomo Leopardi, a Napoli. E' nel quartiere di
Fuorigrotta, nel cuore del rione Lauro. Questo ufficio gestiva
l'amministrazione condominiale di 83 palazzine del rione Lauro. Quindi tra le
varie attività che facevano capo ai compiti di Santangelo c'erano anche il
rinnovo fitti e la segnalazione di morosità.
-Per
quel che lei ricorda, come erano i rapporti tra il Santangelo e i suoi colleghi
e datori di lavoro?
Non ho mai saputo di
lamentele giunte nei confronti di Santangelo. Si limitava al suo lavoro e lo
svolgeva in maniera ligia. In una occasione, ricordo che il Santangelo si
candidò anche come consigliere comunale presentandosi con "Destra
nazionale", il partito politico al quale aveva aderito l'armatore Achille
Lauro. Non fu eletto però si prese lo stesso una bella soddisfazione: mi pare
che raccolse 1.100 o 1.150 voti di preferenza nel solo rione Lauro. Anche noi
fummo molto contenti di questa cosa e ci congratulammo felicemente con lui.
-Per
come lo ha conosciuto, avvocato, cosa può dirci sulla persona di Domenico
Santangelo?
Era una persona gentile e
signorile. Un buon uomo. Veramente una brava persona. Una persona per bene. Non
ho mai dubitato della sua onestà e correttezza e non ho mai avuto, neanche
lontanamente, il sospetto o l'impressione che lui potesse essere una persona
dalla doppia vita o che comunque potesse nascondere qualcosa di misterioso.
-Qualche
volta, avvocato, sono state fatte delle vaghe ipotesi: c'è chi ha pensato (in
passato) che ad esempio il Santangelo operasse dei prestiti in favore di
qualcuno.
Personalmente lo escludo. Domenico
Santangelo si accontentava della sua condizione finanziaria, lo vedevo come uno
che viveva in maniera felice e per quel che mi risulta faceva una vita modesta.
E non ritengo che maneggiasse grosse cifre di denaro con il suo lavoro:
riscuoteva fitti che non arrivavano a più di 20.000 lire massimo dell'epoca. E
non girarono mai voci su di lui che potessero riguardare tentativi di
corruzione, accettati, nei suoi confronti (eventualità non infrequente per chi
si occupa di attività di questo tipo). Quindi le lascio immaginare che persona era.
-Avvocato,
si diceva che il Santangelo era un pò millantatore. Voleva dare a credere di
essere più di quel che era. Lei, per come lo ha conosciuto, cosa può dirci al
riguardo?
Escludo anche questo sinceramente.
Era una persona signorile, che vestiva bene, aveva parentele importanti (il suo
patrigno era vice questore, da quanto ricordo) ma non millantava nulla sul suo
posto di lavoro. Certamente è inevitabile che chi si occupa di una attività
come quella di amministratore di condominio si sente rivestito di un certo
ruolo di responsabilità e quindi si può anche sentire importante sotto certi
punti di vista. Ma il Santangelo non era tipo da millantare qualcosa, per come
l'ho conosciuto io. Qualche volta noi del Villaggio Lauro lo chiamammo "dottore" (ad esempio quando ci congratulammo con lui per i voti di preferenza presi quando si candidò come consigliere comunale), anche se non aveva conseguito la laurea, ma in modo affettuoso, per amicizia.
-Avvocato,
verso il 1972 (lei tra l'altro fu anche sentito negli uffici della Squadra
Mobile di Napoli, il 2 dicembre 1975, su questo episodio specifico) il rapporto
di lavoro tra Domenico Santangelo e il Villaggio Lauro si interruppe però. I
funzionari della ragioneria della flotta Lauro rilevarono un ammanco di cassa e
il genero dell'armatore Achille Lauro, il comandante Dufour, invitò Domenico
Santangelo a chiarire la circostanza (evidentemente sospettava di lui). Dopo
tale invito, il Santangelo presentò invece una lettera di dimissioni e andò
via. Lei può chiarirci meglio questo episodio?
Sfortunatamente no. E non
perchè i miei ricordi sono sbiaditi ma perchè non ho conosciuto nei dettagli
questo episodio. Posso solo dirle che talvolta il Santangelo mi
telefonava e mi portava a conoscenza di alcuni contrasti avuti con il Dufour, dicendomi di essere stato trattato male da lui e chiedendomi di
intervenire per aggiustare la situazione. Per il resto, posso solo dirle che è
un episodio che mi meraviglia perchè il Santangelo era una persona molto
corretta e molto onesta e anzi mi contattava spesso per segnalarmi le morosità
degli inquilini dei palazzi del rione Lauro. Tant'è vero che non mi sembra che
emersero prove per poterlo accusare di questo ammanco di soldi. Può anche darsi
che lui volle lasciare l'incarico dopo l'invito del comandante Dufour perchè si
sentì offeso per essere stato raggiunto da un sospetto così grave.
-Lei
ha avuto modo di conoscere anche i familiari di Domenico Santangelo?
Una volta lo vidi assieme
ad una ragazzina che penso fosse la figlia, Angela. Angela all'epoca poteva
avere 13, 14 anni. La riconobbi poi attraverso le foto sui giornali, quando
uscì la notizia della strage.
-Dopo
la fine del rapporto di lavoro tra il Santangelo e il Villaggio Lauro, lei ebbe ancora modo di sentire o di vedere il signor Domenico?
No.
-Come
venne a conoscenza del tragico accaduto?
Una mattina stavo
rientrando o uscendo da un palazzo e fui raggiunto da un mio amico che mi fece
leggere un giornale con questa notizia della strage. Mi disse "Hai visto
cosa è successo?". E una delle vittime era appunto Domenico Santangelo.
-Ne
parlaste al Villaggio Lauro?
Si. Rimanemmo tutti
sconvolti e molto dispiaciuti per Santangelo. Ricordo che tutti dicemmo
"Povero Domenico, non se lo meritava. Non meritava una fine così".
-Lei
che opinione ha su questa strage? pista-"affaristica" o
pista-"privata"?
Non penso a motivi che
possono avere a che fare con soldi, interessi finanziari ecc. . Escludo che
Domenico Santangelo potesse essere rimasto coinvolto in storie oscure di soldi
e affari. Penso ad una pista privata.
-Un'ultima
domanda avvocato: a detta di un addetto ai lavori del caso (l'avv. Mario Zarrelli; n.d.r.) nell'appartamento del triplice delitto, furono rinvenuti, sul
pavimento del salotto, alcuni frammenti di vetro provenienti da occhiali per la
vista. Questo farebbe pensare che quei frammenti provenissero
da occhiali per la vista, fissi, che portava l'assassino. Anche perchè gli
occhiali di Domenico Santangelo furono ritrovati intatti. Che lei ricordi, il
Santangelo portava occhiali per la vista fissi o no?
Faceva uso di occhiali per
la vista ma non fissi. Gli occorrevano solo per leggere. Ricordo infatti che
qualche volta gli mostrai dei documenti da sottoporre alla sua lettura e lui di
proposito prese degli occhiali da vista e se li appoggiò sulla punta del naso
per leggere quei documenti.
-Grazie
avvocato.
Grazie a lei.
Daniele Spisso
giovedì 3 maggio 2012
2 maggio 2012 - Chi l'ha visto? su La strage di via Caravaggio
Gentili lettori, ieri sera la trasmissione televisiva Chi l'ha visto? ha mandato in onda i servizi tanto attesi sul triplice delitto di Napoli, il massacro dei Santangelo nel 1975. E' stata una iniziativa molto importante perchè è più che necessario non solo riportare attenzione su questa vicenda troppo dimenticata ma anche permettere alla mia generazione (e a quelle future) di conoscere a fondo questa tragica e scioccante storia. Far conoscere la storia di Domenico, di Gemma, di Angela e del loro cagnolino Dick. Una storia che grida giustizia da ogni parte, perchè in via Caravaggio e nella memoria della gente resta l'orribile ricordo di una famiglia massacrata in maniera spaventosa e vigliacca e resta la figura di un assassino che è esistito o che esiste ancora e che all'epoca e fino ad oggi l'ha fatta franca. Una strage impunita dunque. E non può essere ancora così. Questa strage deve essere punita.
Il mio augurio è che, adesso, si faccia avanti qualcuno per dare un contributo su questa vicenda. Un contributo che magari fino ad oggi non è mai arrivato. Ogni dettaglio può essere importante, fondamentale. Chi sa e ha avuto paura di qualcosa in passato, abbandoni adesso questa paura e parli.
Mi auguro naturalmente che anche i parenti ancora in vita di Domenico Santangelo si facciano avanti per rendersi disponibili ad una eventuale costituzione di parte civile in un procedimento per la ricerca della verità.
E spero che la Procura della Repubblica di Napoli si senta adesso più motivata, più incoraggiata, più convinta a fare un nuovo tentativo per dare finalmente un nome ed un cognome ad un tizio che, a buon diritto, ancora oggi merita di essere definito "il Mostro di via Caravaggio".
Daniele Spisso
Il mio augurio è che, adesso, si faccia avanti qualcuno per dare un contributo su questa vicenda. Un contributo che magari fino ad oggi non è mai arrivato. Ogni dettaglio può essere importante, fondamentale. Chi sa e ha avuto paura di qualcosa in passato, abbandoni adesso questa paura e parli.
Mi auguro naturalmente che anche i parenti ancora in vita di Domenico Santangelo si facciano avanti per rendersi disponibili ad una eventuale costituzione di parte civile in un procedimento per la ricerca della verità.
E spero che la Procura della Repubblica di Napoli si senta adesso più motivata, più incoraggiata, più convinta a fare un nuovo tentativo per dare finalmente un nome ed un cognome ad un tizio che, a buon diritto, ancora oggi merita di essere definito "il Mostro di via Caravaggio".
Daniele Spisso
giovedì 8 marzo 2012
Rinviato Chi l'ha visto? sulla strage di via Caravaggio
Gentili lettori, con molto dispiacere vi comunico che gli attesi servizi sul caso della strage di via Caravaggio, preparati dalla trasmissione tv Chi l'ha visto? per ieri sera (7 marzo) e preannunciati da uno spot tv divulgato attraverso il sito internet della Rai e su Raitre fino a 20 minuti prima dell'inizio del programma, sono stati invece accantonati. Mi auguro che possiamo e possiate comunque prenderne visione a breve. La notizia sulla prossima programmazione tv dei servizi verrà divulgata attraverso questo blog con anticipo ma, stavolta, solo quando ci sarà una certezza davvero massima che ciò accadrà. Mi dispiace tanto ma c'era la sicurezza che lo spot tv (trasmesso fino a 20 minuti prima dall'inizio di Chi l'ha visto?) avrebbe garantito l'assenza di cambi di programma dell'ultima ora. Vi ringrazio per la vostra attenzione e per il vostro interesse.
Daniele Spisso
Daniele Spisso
martedì 6 marzo 2012
"Chi l'ha visto?" - la strage di via Caravaggio torna in tv
Gentili lettori, sono lieto di annunciarvi che domani sera (7 marzo, ore 21:05) il celebre programma di Raitre "Chi l'ha visto?" dedicherà una buona parte della propria puntata odierna al caso della strage di via Caravaggio. Tra i servizi inediti che verranno proposti ci sarà una intervista rilasciata recentemente alla trasmissione da Santino Simonetti: è il figlio della signora Caterina Simonelli, l'inquilina (nel 1975) del palazzo di via Caravaggio 78, che dal suo appartamento al terzo piano (sottostante all'abitazione dei Santangelo) udì, tra le 23:30 e le 5:00 del 30-31 ottobre 1975, strani rumori certamente compatibili con il massacro di quella notte. Le precedenti trasmissione televisive che si occuparono di questa vicenda furono Telefono Giallo (Raitre, 23 dicembre 1988, condotto dal giornalista Corrado Augias) e Blu Notte (Raitre, 23 giugno 1999, condotto dal giallista Carlo Lucarelli). Vi auguro a tutti una buona visione.
Daniele Spisso
Daniele Spisso
lunedì 30 gennaio 2012
Il "Paese Sera" sulla strage di via Caravaggio
Di seguito, sono riportati i dati più importanti che il "Paese Sera" evidenziò su tutti gli aspetti principali del caso della strage di via Caravaggio a Napoli. Gli articoli (che i lettori potranno consultare nel dettaglio attraverso le pagine della rassegna stampa di allòra, pubblicate in questo blog a gennaio 2012) furono curati dal giornalista Luigi Ricci (corrispondente da Napoli del "Paese Sera"), che 13 anni dopo (il 23 dicembre 1988) sarà ospite di una puntata di "Telefono Giallo" dedicata a questa feroce ed inquietante vicenda di cronaca. Un solo articolo fu invece curato dal giornalista Enzo Rava.
-Le testimoni: Caterina Simonelli (inquilina del terzo piano del palazzo della strage, via Caravaggio 78, impiegata presso la base militare Nato di Agnano) avverte "un grido lancinante" verso le 23:30 del 30 ottobre 1975 (la sera del massacro dei Santangelo); più o meno alla stessa ora, Beatrice Putti (inquilina del terzo piano di via Caravaggio 78, figlia dei portieri dello stabile, Ugo Putti e Flora Testa) dichiara di avvertire "un urlo e un tonfo".
-Il portiere Ugo Putti sulle abitudini della famiglia Santangelo: il portiere dello stabile, Ugo Putti, li notava molto di rado e quasi esclusivamente quando i Santangelo (Domenico, Gemma, Angela) uscivano dal condominio per i rispettivi impegni di lavoro. Per consegnare loro la posta doveva quasi spiare i movimenti del palazzo per notare quando i Santangelo passavano.
-L'avvocato Mario Zarrelli: nipote della signora Gemma Cenname, fu messo in allarme (per la mancanza di notizie della zia e dei familiari di lei, il marito e la figliastra) da una telefonata fattagli dalla direzione della clinica "Villa del Pino", presso la quale la Cenname svolgeva la professione di ostetrica dal 1 aprile 1972. Il personale della clinica era preoccupato perchè la signora Cenname era una persona molto diligente e precisa sul lavoro. E non si sarebbe mai assentata per un periodo prolungato dal proprio posto di lavoro senza avvertire qualcuno.
-La polizia, sull'assassino: "E' un individuo che frequentava i Santangelo e che non conosce emotività".
-La dinamica della strage, secondo la polizia: "La prima ad essere colpita è stata la ragazza, che in quel momento doveva trovarsi nel salotto con l'assassino. L'improvviso colpo in testa, poi la rasoiata alla gola, poi il cadavere della giovane trascinato sul letto e avvolto in un lenzuolo. Poi sarebbe stata la volta del padre, che era nello studio e in quel momento mangiava una banana. Un colpo alla testa, una micidiale rasoiata".
-(Le vittime) Domenico Santangelo ("Una personalità non ancora delineata a fuoco"): aveva frequentato la facoltà universitaria di medicina ed era arrivato ad un passo dalla laurea, fermandosi al penultimo esame. Successivamente, si era imbarcato (periodo 1936-1943) diventando alla fine Capitano di lungo corso. Quando scende dalle navi, lo ritroviamo prima impiegato dell'Inam e poi del Comune. Conosce Eleonora Lo Cascio e la sposa. Nel 1956 nasce Angela. All'inizio degli anni '60 Domenico Santangelo assume un incarico di amministratore di condominio per la gestione degli appartamenti dei palazzi del rione Lauro, a Fuorigrotta (Napoli). Verso la fine del 1971, è costretto però a lasciare il posto di lavoro perchè sospettato d'aver sottratto 28 milioni di lire dalle casse dell'impresa Lauro. Una vicenda che Santangelo non chiarirà mai. Poco dopo, sua moglie Eleonora Lo Cascio (sofferente di forti reumatismi) si ammala di diabete. Nel gennaio 1973, la donna muore per uno shock anafilattico causato da una errata iniezione intramuscolare di pennicillina. Inizialmente si pensa che possa essere stata la Lo Cascio a iniettarsi in maniera sbagliata il farmaco. Invece si scopre che delle cure della donna se ne occupava il marito. Domenico Santangelo ammette di averle praticato l'iniezione sbagliata, rivelatasi fatale. Viene di conseguenza indagato per omicidio ma non emergono prove a suo carico che dimostrino un'accusa di dolo e dopo qualche mese viene quindi prosciolto in istruttoria. Qualche mese dopo la morte della moglie, Domenico Santangelo conosce Gemma Cenname. I due si sposano nell'ottobre 1974 e vanno a vivere insieme in via Caravaggio 78, assieme alla figlia di lui, Angela, e assieme ad un cagnolino yorkshire di proprietà dei Santangelo, Dick. L'appartamento è al quarto piano, è di proprietà del Santangelo ed è costituito da due abitazioni fatte unire in una sola. Ha due porte, una d'ingresso e una di servizio, 9 stanze (5 vani più doppi accessori) ed è stimato sui 100 milioni di lire. Nel settembre del 1975, Domenico Santangelo trova un impiego come rappresentante di una ditta di detersivi. Guadagna 300.000 lire al mese e ogni settimana ha l'abitudine di giocare 20.000 lire ai numeri al lotto. Qualche volta o impegna alcuni gioielli della prima moglie oppure ricorre a qualche prestito finanziario da parte di sua figlia, Angela.
Domenico Santangelo emerge come una persona dal carattere particolare: un pò millantatore ed un pò megalomane, secondo qualcuno. Ci tiene a mostrare la sua agiatezza. Il suo aspetto impettito, autoritario e severo nonchè il suo modo di vestire (giacca e camicia sempre, anche d'estate) dà ad alcuni l'impressione che facesse di professione il notaio o il professore. Talvolta si fa passare per dottore, pur non avendo preso la laurea in medicina, per aver interrotto gli studi dopo il penultimo esame universitario. Ha un carattere all'antica; molto severo, molto protettivo e geloso verso la figlia Angela; è un taciturno e ha soltanto due amici, il commerciante Federico Corrado e l'appuntato di polizia stradale Francesco Zoccano. E' imparentato con vicequestori e prefetti, ha un porto d'armi e una pistola ed ha un carattere molto pauroso. Tanto che tiene sempre la porta di casa bloccata da una catena e se qualcuno bussa a casa sua controlla sempre, attraverso l' "occhio magico", di chi si tratta (fa così persino quando sale il portiere Ugo Putti a consegnargli la posta). Non riceve quasi nessuno in casa sua e non ha socializzato con nessun condomino del suo palazzo. Tanto che se incontra un coinquilino per le scale, a stento saluta. Una sentenza lo ha definito "una persona con alle sue spalle 50 anni di vita semi ignota e mutevole".
-(Le vittime) Gemma Cenname ("Nella sua vita un misterioso fidanzato"): ex insegnante di scuola elementare, poi ostetrica. Prima di trasferirisi a Napoli, vive nel suo paese d'origine, a Camigliano (Caserta). Quì, possiede tre appartamenti e due ettari di terreno (che non intende vendere), lasciati in gestione ad un suo nipote, Rocco Silvestro. Il 1 aprile 1972 viene assunta in qualità di ostetrica presso la clinica "Villa del Pino", a Napoli, e guadagna 500.000 lire al mese. La sua residenza napoletana (prima di conoscere Domenico Santangelo) è un appartamento in una palazzina di via Mario Fiore 49, che lei adatta anche come studio medico. Quando nell'ottobre 1974 sposa Domenico Santangelo, e va a vivere con lui e con la figlia di lui in via Caravaggio 78, Gemma Cenname lascia l'appartamento di via Fiore ma non completamente. Continua infatti ad utilizzarlo come studio medico. Anche Gemma Cenname ha un porto d'armi e possiede una pistola, che tiene conservata nell'appartamento di via Fiore. Nel periodo in cui conosce il Santangelo (durante il 1973), Gemma Cenname (una donna molto bella, abituata ad avere diversi pretendenti) ha una relazione con un ragioniere suo coetaneo. Qualche volta c'è stato qualche piccolo scontro tra loro due (come quando, in una occasione, il ragioniere voleva giocare a "Tressette" con alcuni ospiti). Conosciuto il Santangelo, Gemma interrompe la relazione con il ragioniere. Di carattere è definita riservata, serena e dolcissima. Molto diligente sul lavoro, presso la clinica "Villa del Pino". Anche lei non socializza con nessun condomino del palazzo di via Caravaggio 78 e praticamente non riceve quasi nessuno. Frequenta soprattutto i suoi parenti di Camigliano e in particolare una sua nipote, Fausta Cenname, che la va a trovare spesso nello studio di via Mario Fiore. Nel palazzo di via Caravaggio 78 la signora Gemma Cenname è ricordata come una persona chiusa e un pò antipatica. Qualcuno (amici dell'ex compagno della Cenname) dice d'aver visto la persona con la quale la signora Gemma aveva una relazione, prima di conoscere Domenico Santangelo, dalle parti di via Caravaggio. Circola anche la notizia che, nell'appartamento della strage, alcune foto della Cenname (che la ritraggono a Venezia assieme ad un'altra persona e che risalirebbero a prima della conoscenza con Domenico Santangelo) sarebbero strappate a metà. Certezze, al riguardo, non ve ne sono.
-(Le vittime) Angela Santangelo ("Da qualche tempo era cambiata"): diplomata alle magistrali. Una ragazza molto dolce, molto matura, che amava scrivere moltissimo (sia di tutto ciò che le accadeva, riempiendo dei diari, sia al suo fidanzato Nicola Sceral, attraverso anche dieci lettere in una stessa giornata, come in quel tragico 30 ottobre 1975). Angela frequentava un giro di amici in piazza Amedeo a Napoli: persone che non erano però molto gradite a suo padre Domenico, che con lei era molto severo e protettivo, e al suo fidanzato Nicola. Nella primavera del 1974 Angela viene assunta all'Inam di Napoli, guadagnando 150.000 lire al mese, e prende lo stesso posto di lavoro che, presso lo stesso ente, aveva ricoperto sua madre, Eleonora Lo Cascio (deceduta nel gennaio 1973). All'Inam la segue il dottor Giuseppe De Laurentiis, medico dello stesso ente, che conosce i suoi e lei da anni e che nel 1975 le presenta il suo amico Nicola Sceral, che diventa poi il fidanzato della ragazza. Angela viene descritta come una ragazza semplice (quasi sempre senza trucco, gira generalmente con camicette e jeans) ma anche moderna. Ha un carattere gioviale e allegro. A differenza di suo padre Domenico e della sua matrigna Gemma, Angela è più socievole e così viene ricordata dai condomini del palazzo di via Caravaggio 78 che ogni tanto la vedevano. Spesso, in ufficio (così se la ricordano i colleghi), canticchiava "E la vita la vita", celebre canzone del 1974 cantata da Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni. Suonava il pianoforte e comprava sempre gli omogeneizzati per il suo cagnolino yorkshire, Dick. C'è chi ha detto che negli ultimi tempi Angela era però cambiata un pochino: aveva gli occhi cerchiati, forse era preoccupata per qualcosa. Secondo alcuni, si era molto affezionata ai familiari del suo fidanzato Nicola Sceral e cominciava ad avere un minore attaccamento verso suo padre e la sua matrigna (con la quale tutto sommato c'era stato quasi sempre un rapporto di cordialità e talvolta anche qualche confidenza). Sembra che ultimamente Angela era diventata un pochino la preoccupazione di suo padre Domenico, che spesso si confidava su questo con il suo amico commerciante Federico Corrado.
-L'ultima telefonata tra Angela e Nicola Sceral: Nicola telefona in casa Santangelo alle (secondo il "Paese Sera") ore 19:00 del 30 ottobre 1975 (la sera della strage). Chiede ad Angela di uscire ma lei gli risponde che preferisce restare a casa perchè è influenzata, benchè già sfebbrata. Angela dice a Nicola che suo padre e la sua matrigna sono in casa con lei.
-Il guardiamacchine di via Saverio Baldacchini (Napoli): interrogato dalla polizia, afferma d'aver notato la Lancia Fulvia di Domenico Santangelo dal 3 novembre 1975, in sosta. Questo tuttavia è un "mistero" che si chiarirà del tutto solo anni dopo: l'auto era stata lasciata in sosta in via Baldacchini, la mattina del 30 ottobre, dallo stesso Domenico Santangelo. Santangelo era andato a trovare con la propria vettura, in zona, quella mattina, il suo amico commerciante Federico Corrado. Al ritorno aveva però trovato la vettura in avarìa. Fu costretto a lasciarla lì e a fare ritorno a casa in altro modo. Le chiavi della Fulvia furono infatti trovate nell'appartamento di via Caravaggio 78, Federico Corrado testimoniò sulla visita fattagli da Domenico Santangelo quella mattina, la Lancia Fulvia aveva la batteria scarica, il portiere di via Caravaggio 78, Ugo Putti, dichiarò d'aver notato l'assenza dell'auto, dal garage condominiale, già alle ore 19:00 del 30 ottobre.
-I sopralluoghi: 4, eseguiti nell'appartamento di via Caravaggio 78 (il primo, la notte tra l'8 ed il 9 novembre 1975, durò cinque ore); 2, in via Mario Fiore 49 (dove si trovava lo studio medico di Gemma Cenname).
-La scoperta dei resti di Dick: quel che resta della povera bestiola, uccisa anch'essa dal feroce assassino, viene scoperto la mattina del 13 novembre 1975, al terzo sopralluogo e dopo 5 giorni dal rinvenimento dei cadaveri dei Santangelo. Dick viene ritrovato durante l'operazione finalizzata a disinfettare la vasca del bagno padronale, dentro la quale l'assassino aveva depositato i corpi di Domenico Santangelo prima e di sua moglie Gemma Cenname dopo. Questo ritardo sollevò diverse critiche e polemiche da parte della stampa e anche il Questore di Napoli (il dottor Colombo) non potè evitare un pesante rimprovero al capo della Squadra Mobile e al capo della sezione Scientifica. I resti del cane non presentavano lesioni di sorta. Segno del fatto che la povera bestiola era stata strangolata o soffocata.
-L'iniziale ipotesi sulle vittime "narcotizzate": in primo momento, gli inquirenti ritennero che l'assassino avesse narcotizzato le tre vittime, utilizzando uno spruzzatore per proiettare su di loro una sostanza stupefacente atta a stordirli. Dopodichè, l'omicida avrebbe proceduto prima alla soppressione del cagnolino Dick e poi a quella dei suoi padroni. Ma l'ipotesi fu smentita dalla perizia tossicologica, che escluse la presenza di tracce di droga sui tre cadaveri. La perizia escluse anche tracce di alcol e di barbiturici.
-Gli accertamenti investigativi: il sostituto Procuratore di Napoli Italo Ormanni (che si occupò delle indagini assieme ad altri inquirenti, tra i quali il capitano dei carabinieri Roberto Conforti, del Nucleo investigativo, e il maggiore dei carabinieri Glauco Grillo, comandante della "Radiomobile") sostiene di essere su "2 piste investigative" e definisce l'assassino "uno psicopatico pervaso da una estrema disperazione". Secondo il magistrato, l'assassino va cercato nel "piccolo gruppo di persone che frequentavano i Santangelo".
Nell'appartamento non furono trovate impronte digitali, se non quelle delle tre vittime. E la presenza di un paio di guanti di gomma per lavare le stoviglie (imbrattati di sangue) nell'appartamento confermava la conclusione che l'assassino, almeno da un certo punto in poi della notte, avesse fatto ricorso ad un sistema per evitare di lasciare in giro le sue impronte digitali. Gli investigatori si orientarono subito sulla vita privata delle vittime, perchè la strage sembrava indicare l'assenza di qualunque movente vero e proprio. Una cassaforte dell'appartamento perfettamente chiusa (con le chiavi presenti nell'appartamento) e la presenza al suo interno di gioielli di valore confermava anche l'assenza di un movente a scopo di lucro. Davanti al palazzo fu lasciata per alcuni giorni una volante della polizia di guardia: era stata fatta l'ipotesi che l'assassino sarebbe potuto tornare sul luogo del delitto.
In questura, furono mostrate alcune fotografie ai nipoti di Gemma Cenname (gli Zarrelli) per vedere se riconoscevano qualcuno di sospetto; furono poste domande agli inquilini di via Mario Fiore (il palazzo nel quale la Cenname aveva uno studio medico): ogni quando vi si recava la donna, quanto vi si tratteneva, con chi vi andava. Dei controlli furono fatti anche presso la clinica all'interno della quale la Cenname lavorava, "Villa del Pino": interrogati i dirigenti e gli infermieri; ricostruita l'intera attività professionale della donna attraverso i registri. Controlli, infine, anche a Camigliano (paese d'origine di Gemma Cenname): interrogati i suoi parenti e molte altre persone. Uscì scritto che gli accertamenti investigativi riguardarono anche Domenico Santangelo e sua figlia Angela, naturalmente. Si ha però l'impressione che, nei confronti di queste ultime due vittime, i controlli furono meno estesi e meno approfonditi rispetto a quelli che interessarono la vita privata e lavorativa della signora Cenname.
-L'interpretazione della scena del delitto e della dinamica: l'assassino entra in casa Santangelo verso le 23:30 mentre Domenico e sua moglie Gemma sono in cucina, a tavola, per la cena e mentre Angela è nella camera da letto dei suoi, influenzata (indossa una calzamaglia, il panatalone di un pigiama e tiene sulle spalle una vestaglia). Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, riportate dal "Paese Sera", Domenico Santangelo (che era in camicia - nella vasca da bagno fu trovato a torso nudo e con il solo pantalone indosso e le scarpe ai piedi) interrompe a metà una cotoletta (ma non risulta tra le pietanze presenti sul tavolo della cucina) e riceve l'ospite nonostante ci tiene ad apparire vestito sempre in un certo modo, anche d'estate. Successivamente, poco prima di essere aggredito, consuma una banana. L'assassino colpisce Angela in maniera così forte da farle volare il suo orologio da polso. Strangola o soffoca il cagnolino Dick, lasciando del sangue e pochi peli su una mensola. Il corpo di Angela viene avvolto dentro lenzuola e coperte e lasciato sul letto. I cadaveri di Domenico Santangelo e di Gemma Cenname vengono depositati, assieme ai resti del cagnolino Dick, nella vasca da bagno padronale. In modo tale che lo scarico della vasca da bagno (nel quale scorre il sangue) assorba i liquami della carne in decomposizione, riducendo al minimo i miasmi. L'assassino si trattiene a lungo nell'appartamento perchè è in cerca di qualcosa, ma non di denaro. Quando esce, stacca il contatore dell'energia elettrica per guadagnare tempo e far pensare ad una gita dei Santangelo.
-Le sigarette nel posacenere della stanza-studio di casa Santangelo: secondo il "Paese Sera", nel posacenere della stanza-studio di Domenico Santangelo furono ritrovati due mozziconi di sigarette marca "Mercedes" e un mozzicone di sigarette marca "MS".
-L'appartamento, dopo la strage: per almeno tre anni, l'appartamento dei Santangelo rimase sotto sequestro giudiziario. Nel 1977, fuori al terrazzo dell'appartamento, si potevano notare, ancora stese, tre paia di calze ed una camicetta di Angela (le autorità competenti non provvidero a prenderle perchè a detta loro spettava agli eredi dei Santangelo acquisirle). Così come si poteva ancora notare alzata a metà la tapparella della stanza da bagno.
-L' "identikit" dell'assassino: secondo gli inquirenti e il perito settore (il medico legale, professor Achille Canfora) l'assassino di via Caravaggio "è alto massimo 1 metro e 70 centimetri; è robusto, agile, muscoloso; ha una età compresa tra i 30 ed i 40 anni; possiede nozioni di medicina; è dotato di sangue freddo; è crudele; ha una mente da professionista".
Daniele Spisso
-Le testimoni: Caterina Simonelli (inquilina del terzo piano del palazzo della strage, via Caravaggio 78, impiegata presso la base militare Nato di Agnano) avverte "un grido lancinante" verso le 23:30 del 30 ottobre 1975 (la sera del massacro dei Santangelo); più o meno alla stessa ora, Beatrice Putti (inquilina del terzo piano di via Caravaggio 78, figlia dei portieri dello stabile, Ugo Putti e Flora Testa) dichiara di avvertire "un urlo e un tonfo".
-Il portiere Ugo Putti sulle abitudini della famiglia Santangelo: il portiere dello stabile, Ugo Putti, li notava molto di rado e quasi esclusivamente quando i Santangelo (Domenico, Gemma, Angela) uscivano dal condominio per i rispettivi impegni di lavoro. Per consegnare loro la posta doveva quasi spiare i movimenti del palazzo per notare quando i Santangelo passavano.
-L'avvocato Mario Zarrelli: nipote della signora Gemma Cenname, fu messo in allarme (per la mancanza di notizie della zia e dei familiari di lei, il marito e la figliastra) da una telefonata fattagli dalla direzione della clinica "Villa del Pino", presso la quale la Cenname svolgeva la professione di ostetrica dal 1 aprile 1972. Il personale della clinica era preoccupato perchè la signora Cenname era una persona molto diligente e precisa sul lavoro. E non si sarebbe mai assentata per un periodo prolungato dal proprio posto di lavoro senza avvertire qualcuno.
-La polizia, sull'assassino: "E' un individuo che frequentava i Santangelo e che non conosce emotività".
-La dinamica della strage, secondo la polizia: "La prima ad essere colpita è stata la ragazza, che in quel momento doveva trovarsi nel salotto con l'assassino. L'improvviso colpo in testa, poi la rasoiata alla gola, poi il cadavere della giovane trascinato sul letto e avvolto in un lenzuolo. Poi sarebbe stata la volta del padre, che era nello studio e in quel momento mangiava una banana. Un colpo alla testa, una micidiale rasoiata".
-(Le vittime) Domenico Santangelo ("Una personalità non ancora delineata a fuoco"): aveva frequentato la facoltà universitaria di medicina ed era arrivato ad un passo dalla laurea, fermandosi al penultimo esame. Successivamente, si era imbarcato (periodo 1936-1943) diventando alla fine Capitano di lungo corso. Quando scende dalle navi, lo ritroviamo prima impiegato dell'Inam e poi del Comune. Conosce Eleonora Lo Cascio e la sposa. Nel 1956 nasce Angela. All'inizio degli anni '60 Domenico Santangelo assume un incarico di amministratore di condominio per la gestione degli appartamenti dei palazzi del rione Lauro, a Fuorigrotta (Napoli). Verso la fine del 1971, è costretto però a lasciare il posto di lavoro perchè sospettato d'aver sottratto 28 milioni di lire dalle casse dell'impresa Lauro. Una vicenda che Santangelo non chiarirà mai. Poco dopo, sua moglie Eleonora Lo Cascio (sofferente di forti reumatismi) si ammala di diabete. Nel gennaio 1973, la donna muore per uno shock anafilattico causato da una errata iniezione intramuscolare di pennicillina. Inizialmente si pensa che possa essere stata la Lo Cascio a iniettarsi in maniera sbagliata il farmaco. Invece si scopre che delle cure della donna se ne occupava il marito. Domenico Santangelo ammette di averle praticato l'iniezione sbagliata, rivelatasi fatale. Viene di conseguenza indagato per omicidio ma non emergono prove a suo carico che dimostrino un'accusa di dolo e dopo qualche mese viene quindi prosciolto in istruttoria. Qualche mese dopo la morte della moglie, Domenico Santangelo conosce Gemma Cenname. I due si sposano nell'ottobre 1974 e vanno a vivere insieme in via Caravaggio 78, assieme alla figlia di lui, Angela, e assieme ad un cagnolino yorkshire di proprietà dei Santangelo, Dick. L'appartamento è al quarto piano, è di proprietà del Santangelo ed è costituito da due abitazioni fatte unire in una sola. Ha due porte, una d'ingresso e una di servizio, 9 stanze (5 vani più doppi accessori) ed è stimato sui 100 milioni di lire. Nel settembre del 1975, Domenico Santangelo trova un impiego come rappresentante di una ditta di detersivi. Guadagna 300.000 lire al mese e ogni settimana ha l'abitudine di giocare 20.000 lire ai numeri al lotto. Qualche volta o impegna alcuni gioielli della prima moglie oppure ricorre a qualche prestito finanziario da parte di sua figlia, Angela.
Domenico Santangelo emerge come una persona dal carattere particolare: un pò millantatore ed un pò megalomane, secondo qualcuno. Ci tiene a mostrare la sua agiatezza. Il suo aspetto impettito, autoritario e severo nonchè il suo modo di vestire (giacca e camicia sempre, anche d'estate) dà ad alcuni l'impressione che facesse di professione il notaio o il professore. Talvolta si fa passare per dottore, pur non avendo preso la laurea in medicina, per aver interrotto gli studi dopo il penultimo esame universitario. Ha un carattere all'antica; molto severo, molto protettivo e geloso verso la figlia Angela; è un taciturno e ha soltanto due amici, il commerciante Federico Corrado e l'appuntato di polizia stradale Francesco Zoccano. E' imparentato con vicequestori e prefetti, ha un porto d'armi e una pistola ed ha un carattere molto pauroso. Tanto che tiene sempre la porta di casa bloccata da una catena e se qualcuno bussa a casa sua controlla sempre, attraverso l' "occhio magico", di chi si tratta (fa così persino quando sale il portiere Ugo Putti a consegnargli la posta). Non riceve quasi nessuno in casa sua e non ha socializzato con nessun condomino del suo palazzo. Tanto che se incontra un coinquilino per le scale, a stento saluta. Una sentenza lo ha definito "una persona con alle sue spalle 50 anni di vita semi ignota e mutevole".
-(Le vittime) Gemma Cenname ("Nella sua vita un misterioso fidanzato"): ex insegnante di scuola elementare, poi ostetrica. Prima di trasferirisi a Napoli, vive nel suo paese d'origine, a Camigliano (Caserta). Quì, possiede tre appartamenti e due ettari di terreno (che non intende vendere), lasciati in gestione ad un suo nipote, Rocco Silvestro. Il 1 aprile 1972 viene assunta in qualità di ostetrica presso la clinica "Villa del Pino", a Napoli, e guadagna 500.000 lire al mese. La sua residenza napoletana (prima di conoscere Domenico Santangelo) è un appartamento in una palazzina di via Mario Fiore 49, che lei adatta anche come studio medico. Quando nell'ottobre 1974 sposa Domenico Santangelo, e va a vivere con lui e con la figlia di lui in via Caravaggio 78, Gemma Cenname lascia l'appartamento di via Fiore ma non completamente. Continua infatti ad utilizzarlo come studio medico. Anche Gemma Cenname ha un porto d'armi e possiede una pistola, che tiene conservata nell'appartamento di via Fiore. Nel periodo in cui conosce il Santangelo (durante il 1973), Gemma Cenname (una donna molto bella, abituata ad avere diversi pretendenti) ha una relazione con un ragioniere suo coetaneo. Qualche volta c'è stato qualche piccolo scontro tra loro due (come quando, in una occasione, il ragioniere voleva giocare a "Tressette" con alcuni ospiti). Conosciuto il Santangelo, Gemma interrompe la relazione con il ragioniere. Di carattere è definita riservata, serena e dolcissima. Molto diligente sul lavoro, presso la clinica "Villa del Pino". Anche lei non socializza con nessun condomino del palazzo di via Caravaggio 78 e praticamente non riceve quasi nessuno. Frequenta soprattutto i suoi parenti di Camigliano e in particolare una sua nipote, Fausta Cenname, che la va a trovare spesso nello studio di via Mario Fiore. Nel palazzo di via Caravaggio 78 la signora Gemma Cenname è ricordata come una persona chiusa e un pò antipatica. Qualcuno (amici dell'ex compagno della Cenname) dice d'aver visto la persona con la quale la signora Gemma aveva una relazione, prima di conoscere Domenico Santangelo, dalle parti di via Caravaggio. Circola anche la notizia che, nell'appartamento della strage, alcune foto della Cenname (che la ritraggono a Venezia assieme ad un'altra persona e che risalirebbero a prima della conoscenza con Domenico Santangelo) sarebbero strappate a metà. Certezze, al riguardo, non ve ne sono.
-(Le vittime) Angela Santangelo ("Da qualche tempo era cambiata"): diplomata alle magistrali. Una ragazza molto dolce, molto matura, che amava scrivere moltissimo (sia di tutto ciò che le accadeva, riempiendo dei diari, sia al suo fidanzato Nicola Sceral, attraverso anche dieci lettere in una stessa giornata, come in quel tragico 30 ottobre 1975). Angela frequentava un giro di amici in piazza Amedeo a Napoli: persone che non erano però molto gradite a suo padre Domenico, che con lei era molto severo e protettivo, e al suo fidanzato Nicola. Nella primavera del 1974 Angela viene assunta all'Inam di Napoli, guadagnando 150.000 lire al mese, e prende lo stesso posto di lavoro che, presso lo stesso ente, aveva ricoperto sua madre, Eleonora Lo Cascio (deceduta nel gennaio 1973). All'Inam la segue il dottor Giuseppe De Laurentiis, medico dello stesso ente, che conosce i suoi e lei da anni e che nel 1975 le presenta il suo amico Nicola Sceral, che diventa poi il fidanzato della ragazza. Angela viene descritta come una ragazza semplice (quasi sempre senza trucco, gira generalmente con camicette e jeans) ma anche moderna. Ha un carattere gioviale e allegro. A differenza di suo padre Domenico e della sua matrigna Gemma, Angela è più socievole e così viene ricordata dai condomini del palazzo di via Caravaggio 78 che ogni tanto la vedevano. Spesso, in ufficio (così se la ricordano i colleghi), canticchiava "E la vita la vita", celebre canzone del 1974 cantata da Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni. Suonava il pianoforte e comprava sempre gli omogeneizzati per il suo cagnolino yorkshire, Dick. C'è chi ha detto che negli ultimi tempi Angela era però cambiata un pochino: aveva gli occhi cerchiati, forse era preoccupata per qualcosa. Secondo alcuni, si era molto affezionata ai familiari del suo fidanzato Nicola Sceral e cominciava ad avere un minore attaccamento verso suo padre e la sua matrigna (con la quale tutto sommato c'era stato quasi sempre un rapporto di cordialità e talvolta anche qualche confidenza). Sembra che ultimamente Angela era diventata un pochino la preoccupazione di suo padre Domenico, che spesso si confidava su questo con il suo amico commerciante Federico Corrado.
-L'ultima telefonata tra Angela e Nicola Sceral: Nicola telefona in casa Santangelo alle (secondo il "Paese Sera") ore 19:00 del 30 ottobre 1975 (la sera della strage). Chiede ad Angela di uscire ma lei gli risponde che preferisce restare a casa perchè è influenzata, benchè già sfebbrata. Angela dice a Nicola che suo padre e la sua matrigna sono in casa con lei.
-Il guardiamacchine di via Saverio Baldacchini (Napoli): interrogato dalla polizia, afferma d'aver notato la Lancia Fulvia di Domenico Santangelo dal 3 novembre 1975, in sosta. Questo tuttavia è un "mistero" che si chiarirà del tutto solo anni dopo: l'auto era stata lasciata in sosta in via Baldacchini, la mattina del 30 ottobre, dallo stesso Domenico Santangelo. Santangelo era andato a trovare con la propria vettura, in zona, quella mattina, il suo amico commerciante Federico Corrado. Al ritorno aveva però trovato la vettura in avarìa. Fu costretto a lasciarla lì e a fare ritorno a casa in altro modo. Le chiavi della Fulvia furono infatti trovate nell'appartamento di via Caravaggio 78, Federico Corrado testimoniò sulla visita fattagli da Domenico Santangelo quella mattina, la Lancia Fulvia aveva la batteria scarica, il portiere di via Caravaggio 78, Ugo Putti, dichiarò d'aver notato l'assenza dell'auto, dal garage condominiale, già alle ore 19:00 del 30 ottobre.
-I sopralluoghi: 4, eseguiti nell'appartamento di via Caravaggio 78 (il primo, la notte tra l'8 ed il 9 novembre 1975, durò cinque ore); 2, in via Mario Fiore 49 (dove si trovava lo studio medico di Gemma Cenname).
-La scoperta dei resti di Dick: quel che resta della povera bestiola, uccisa anch'essa dal feroce assassino, viene scoperto la mattina del 13 novembre 1975, al terzo sopralluogo e dopo 5 giorni dal rinvenimento dei cadaveri dei Santangelo. Dick viene ritrovato durante l'operazione finalizzata a disinfettare la vasca del bagno padronale, dentro la quale l'assassino aveva depositato i corpi di Domenico Santangelo prima e di sua moglie Gemma Cenname dopo. Questo ritardo sollevò diverse critiche e polemiche da parte della stampa e anche il Questore di Napoli (il dottor Colombo) non potè evitare un pesante rimprovero al capo della Squadra Mobile e al capo della sezione Scientifica. I resti del cane non presentavano lesioni di sorta. Segno del fatto che la povera bestiola era stata strangolata o soffocata.
-L'iniziale ipotesi sulle vittime "narcotizzate": in primo momento, gli inquirenti ritennero che l'assassino avesse narcotizzato le tre vittime, utilizzando uno spruzzatore per proiettare su di loro una sostanza stupefacente atta a stordirli. Dopodichè, l'omicida avrebbe proceduto prima alla soppressione del cagnolino Dick e poi a quella dei suoi padroni. Ma l'ipotesi fu smentita dalla perizia tossicologica, che escluse la presenza di tracce di droga sui tre cadaveri. La perizia escluse anche tracce di alcol e di barbiturici.
-Gli accertamenti investigativi: il sostituto Procuratore di Napoli Italo Ormanni (che si occupò delle indagini assieme ad altri inquirenti, tra i quali il capitano dei carabinieri Roberto Conforti, del Nucleo investigativo, e il maggiore dei carabinieri Glauco Grillo, comandante della "Radiomobile") sostiene di essere su "2 piste investigative" e definisce l'assassino "uno psicopatico pervaso da una estrema disperazione". Secondo il magistrato, l'assassino va cercato nel "piccolo gruppo di persone che frequentavano i Santangelo".
Nell'appartamento non furono trovate impronte digitali, se non quelle delle tre vittime. E la presenza di un paio di guanti di gomma per lavare le stoviglie (imbrattati di sangue) nell'appartamento confermava la conclusione che l'assassino, almeno da un certo punto in poi della notte, avesse fatto ricorso ad un sistema per evitare di lasciare in giro le sue impronte digitali. Gli investigatori si orientarono subito sulla vita privata delle vittime, perchè la strage sembrava indicare l'assenza di qualunque movente vero e proprio. Una cassaforte dell'appartamento perfettamente chiusa (con le chiavi presenti nell'appartamento) e la presenza al suo interno di gioielli di valore confermava anche l'assenza di un movente a scopo di lucro. Davanti al palazzo fu lasciata per alcuni giorni una volante della polizia di guardia: era stata fatta l'ipotesi che l'assassino sarebbe potuto tornare sul luogo del delitto.
In questura, furono mostrate alcune fotografie ai nipoti di Gemma Cenname (gli Zarrelli) per vedere se riconoscevano qualcuno di sospetto; furono poste domande agli inquilini di via Mario Fiore (il palazzo nel quale la Cenname aveva uno studio medico): ogni quando vi si recava la donna, quanto vi si tratteneva, con chi vi andava. Dei controlli furono fatti anche presso la clinica all'interno della quale la Cenname lavorava, "Villa del Pino": interrogati i dirigenti e gli infermieri; ricostruita l'intera attività professionale della donna attraverso i registri. Controlli, infine, anche a Camigliano (paese d'origine di Gemma Cenname): interrogati i suoi parenti e molte altre persone. Uscì scritto che gli accertamenti investigativi riguardarono anche Domenico Santangelo e sua figlia Angela, naturalmente. Si ha però l'impressione che, nei confronti di queste ultime due vittime, i controlli furono meno estesi e meno approfonditi rispetto a quelli che interessarono la vita privata e lavorativa della signora Cenname.
-L'interpretazione della scena del delitto e della dinamica: l'assassino entra in casa Santangelo verso le 23:30 mentre Domenico e sua moglie Gemma sono in cucina, a tavola, per la cena e mentre Angela è nella camera da letto dei suoi, influenzata (indossa una calzamaglia, il panatalone di un pigiama e tiene sulle spalle una vestaglia). Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, riportate dal "Paese Sera", Domenico Santangelo (che era in camicia - nella vasca da bagno fu trovato a torso nudo e con il solo pantalone indosso e le scarpe ai piedi) interrompe a metà una cotoletta (ma non risulta tra le pietanze presenti sul tavolo della cucina) e riceve l'ospite nonostante ci tiene ad apparire vestito sempre in un certo modo, anche d'estate. Successivamente, poco prima di essere aggredito, consuma una banana. L'assassino colpisce Angela in maniera così forte da farle volare il suo orologio da polso. Strangola o soffoca il cagnolino Dick, lasciando del sangue e pochi peli su una mensola. Il corpo di Angela viene avvolto dentro lenzuola e coperte e lasciato sul letto. I cadaveri di Domenico Santangelo e di Gemma Cenname vengono depositati, assieme ai resti del cagnolino Dick, nella vasca da bagno padronale. In modo tale che lo scarico della vasca da bagno (nel quale scorre il sangue) assorba i liquami della carne in decomposizione, riducendo al minimo i miasmi. L'assassino si trattiene a lungo nell'appartamento perchè è in cerca di qualcosa, ma non di denaro. Quando esce, stacca il contatore dell'energia elettrica per guadagnare tempo e far pensare ad una gita dei Santangelo.
-Le sigarette nel posacenere della stanza-studio di casa Santangelo: secondo il "Paese Sera", nel posacenere della stanza-studio di Domenico Santangelo furono ritrovati due mozziconi di sigarette marca "Mercedes" e un mozzicone di sigarette marca "MS".
-L'appartamento, dopo la strage: per almeno tre anni, l'appartamento dei Santangelo rimase sotto sequestro giudiziario. Nel 1977, fuori al terrazzo dell'appartamento, si potevano notare, ancora stese, tre paia di calze ed una camicetta di Angela (le autorità competenti non provvidero a prenderle perchè a detta loro spettava agli eredi dei Santangelo acquisirle). Così come si poteva ancora notare alzata a metà la tapparella della stanza da bagno.
-L' "identikit" dell'assassino: secondo gli inquirenti e il perito settore (il medico legale, professor Achille Canfora) l'assassino di via Caravaggio "è alto massimo 1 metro e 70 centimetri; è robusto, agile, muscoloso; ha una età compresa tra i 30 ed i 40 anni; possiede nozioni di medicina; è dotato di sangue freddo; è crudele; ha una mente da professionista".
Daniele Spisso
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